
Ogni anno passiamo 38 ore imbottigliati nel traffico: peggio di noi solo Malta e Belgio
La Cgia di Mestre, citando i dati della Commissione europea, rivela che gli automobilisti italiani rimangono incolonnati nel traffico per quasi 38 ore l'anno: praticamente si perde una settimana di lavoro bloccati in coda. Nell'Europa a 27 solo Malta e Belgio registrano una situazione più critica della nostra. Pesano insufficienza dei mezzi pubblici e deficit strutturale

Ogni anno perdiamo, in media, 38 ore fermi in coda nelle nostre automobili, uno dei numeri più elevati d'Europa. A sottolinearlo, mentre è in corso un week end di intenso traffico sulle strade italiane in vista delle vacanze, la Cgia di Mestre, che evidenzia come anche nel resto dell'anno le cose non vadano bene, in particolar modo nelle ore di punta delle giornate feriali
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Analizzando i dati della Commissione Ue, infatti, l'associazione evidenzia come gli automobilisti italiani rimangano incolonnati nel traffico per quasi 38 ore, l'equivalente di una settimana di lavoro
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Un dato, questo, che nell'Europa a 27 viene battuto solo da Malta e Belgio, a fronte di una media poco superiore alle 30,4 ore
Traffico, secondo weekend di agosto da bollino nero sulle autostrade italiane
A pagare un conto salatissimo sono sicuramente i pendolari, che utilizzano l'auto per spostarsi da casa verso l'ufficio/fabbrica e viceversa, e coloro che per lavoro devono guidare per buona parte della giornata un mezzo di trasporto
A pagare un conto salatissimo sono sicuramente i pendolari, che utilizzano l'auto per spostarsi da casa verso l'ufficio/fabbrica e viceversa, e coloro che per lavoro devono guidare per buona parte della giornata un mezzo di trasporto

Rispetto ai principali Paesi europei il gap dell'Italia è importante: se in Olanda si rimane congestionati per 32 ore all'anno, in Francia e Germania si scende attorno a 30 e in Spagna a poco più di 26. La media UE si attesta a 30,4 ore

Secondo la Cgia le cause sono principalmente "l'insufficienza del numero di mezzi pubblici presenti nelle nostre aree urbane (bus, tram, metro, treni, etc.) che costringe tantissimi pendolari ad usare i mezzi privati" e "il grave deficit infrastrutturale che caratterizza il nostro Paese”
I risultati che emergono dai confronti tra l'Italia e i principali Paesi europei “sono impietosi e ci invitano ai intervenire in tempi brevissimi”, continua la Cgia

Nel 2017, ad esempio, l'Italia disponeva di 27,8 km di rete ferroviaria per 100 mila abitanti, al di sotto della media Ue (42,5 km) mentre, per la sola rete a binario doppio elettrificato, il valore di 12,6 km per 100 mila abitanti era leggermente inferiore alla media europea (14,7 km)

Sempre nel 2017, l'Italia presentava una bassa intensità autostradale in rapporto alle autovetture circolanti (1,8 km per 10 mila autovetture), un dato molto inferiore ai valori registrati in Spagna, Francia e Germania (tra 2,8 e 6,8 Km per 10 mila autovetture nel 2016)

L'Istat segnala che in Italia si reca al lavoro con i mezzi pubblici solo il 12,2% degli occupati, mentre il 69,2 lo fa guidando un'auto

"Secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti - dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - il deficit di competitività del nostro sistema logistico-infrastrutturale costa ai cittadini e alle imprese del nostro Paese 40 miliardi di euro all’anno"

“Anche per questa ragione è necessario - è l’appello di Zabeo - che il governo, a seguito della grave recessione economica in atto, avvii quanto prima il piano delle infrastrutture e dei trasporti che permetta di ammodernare il Paese, di renderlo più competitivo e, soprattutto, di imprimere una forte scossa positiva alla domanda interna”

L'Ufficio studi della Cgia segnala che l'allegato infrastrutture al Programma Nazionale di Riforma presentato il 6 luglio scorso prevede un piano di investimenti prioritari per la mobilità di 196,7 miliardi di euro di cui 131,3 (pari al 66,7% del totale) già disponibili

Il documento, chiamato "Italia veloce", indica 130 opere strategiche individuate dal ministero dei Trasporti a cui si devono aggiungere le infrastrutture necessarie per la realizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026, quelle per la sanità, scuole, caserme, carceri, etc., di competenza di altri dicasteri