
Sergio Zavoli: addio al giornalista, scrittore e politico italiano. FOTO
Maestro del giornalismo televisivo, aveva 96 anni. Padre di programmi storici come La notte della Repubblica, è stato radiocronista, condirettore del telegiornale, direttore del Gr, presidente della Rai dal 1980 al 1986, autore di inchieste che hanno segnato la storia. Per 17 anni è stato senatore della Repubblica

È morto ieri sera a Roma Sergio Zavoli, maestro del giornalismo televisivo. Aveva 96 anni

Si fece notare per la duttilità da cronista e per la passione per lo sport che nel 1958 gli offrì la prima chance da protagonista: l'ideazione di una rubrica quotidiana, il "processo alla tappa" che andava a completare le radiocronache del Giro d’Italia

Il modello ideato per la radio divenne fotografia dell'Italia attraversata dai ciclisti con la tv nel 1962 e fin dalla prima puntata il programma ebbe straordinario seguito perché si faceva forza delle piccole storie che fioriscono ogni giorno all'ombra delle imprese dei campioni. Nella foto, è con Silvio Berlusconi e Walter Veltroni

È lunga la lista delle trasmissioni che hanno fatto di Sergio Zavoli un modello di giornalismo moderno, autentico anchorman in anticipo sui tempi: "Tv7" (il suo gioiello), "A Z", "Nascita di una dittatura", "La notte della Repubblica" (ancora insuperato esempio di inchiesta sul terrorismo e gli anni di piombo), "Viaggio intorno all'uomo", "Viaggio nel Sud", "Nostra Padrona Televisione”

E ancora vanno citate la direzione del Telegiornale e del Giornale Radio e soprattutto i due Prix Italia vinti (unico giornalista premiato due volte) con le inchieste "Notturno a Cnosso" del '54 e il celebrato "Clausura" del ’57. Nella foto è con Tullio De Mauro e Roberto Zaccaria

Se intervistava un politico, uno sportivo, un uomo qualunque o un terrorista, voleva che la telecamera si avvicinasse progressivamente al soggetto per fconcentrarsi sui lineamenti, per carpirne le reazioni. Se seguiva un avvenimento voleva che la tecnica disponibile venisse impiegata per rendere il movimento, la fisicità, il punto di vista. Ai tempi del "Processo alla tappa" fece ideare tecnologie artigianali che hanno fatto storia: dall'uso del radiotelefono alla cinepresa montata a bordo dell'auto, fino al microfono volante. Nella foto è con Giulio Andreotti

Scriveva con le immagini, montava con meticolosa pazienza sapendo costruire le emozioni della "diretta" anche quando il servizio era frutto di cesellate rifiniture in moviola. Era giornalista nella innata curiosità delle fonti, nella verifica maniacale dei dettagli, nella guida di una squadra di colleghi che sempre spingeva a superarsi. Nella foto è con Tito Stagno e Giampiero Galeazzi

Ma se l'uso della telecamera aveva per lui un piacere quasi da regista (tra i migliori amici ebbe Cesare Zavattini prima e Federico Fellini poi), altrettanto appassionata era la ricerca sulla lingua. Nella foto è con Fellini

Tutte virtù che l'hanno portato a scrivere con crescente passione anche per il libro, per la memoria e la poesia, dallo scandaloso "Socialista di Dio" con cui vinse il Premio Bancarella nel 1981 fino all'autobiografico "il ragazzo che io fui" del 2011 e che andava a completare un mosaico di esperienze riportate e convinzioni fondate sulla maieutica del dubbio che si compone oggi in oltre 50 tra saggi e racconti

In precedenza, per sei anni dal 1980 era stato Presidente della Rai formando un singolare quanto perfetto sodalizio col direttore generale Biagio Agnes

Sposato con Rosalba, la compagna di una vita, dopo la morte della moglie nel 2014 si era risposato nel 2017 con una collega, Alessandra Chello, giornalista al "Mattino", il quotidiano che aveva avuto Zavoli per direttore nel 1993

La sua carriera è fitta di riconoscimenti, dalla laurea honoris causa a Roma alla presidenza della scuola di giornalismo a Salerno, dalla guida della tv di San Marino al cavalierato della Repubblica italiana