Il 23enne è in aula, assente Gino Cecchettin. Il pm Andrea Petroni ha chiesto il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione e ha detto: "In questa carte non ci sono riflessioni sul femminicidio e sulla Giornata contro la violenza sulle donne. In questa sede non le riteniamo opportune. Qui si parla di un'indagine condotta con la massima prudenza, con capi d'accusa che sono gli stessi da inizio indagine, perché non è cambiato nulla". Sentenza prevista per il 3 dicembre
Il pm Andrea Petroni ha chiesto di condannare all'ergastolo Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin, con il riconoscimento anche delle aggravanti della crudeltà e delle premeditazione. Il 23enne di Torreglia (Padova) nel novembre 2023 ha ucciso con diverse coltellate la sua ex fidanzata e poi si è dato alla fuga, durata circa una settimana e terminata in Germania, dove era stato fermato. Turetta è in aula, mentre non c'è Gino Cecchettin per impegni con la fondazione che porta il nome della figlia nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Dopo l’intervento del Pm quello degli avvocati di parte civile: Stefano Tigani per Gino Cecchettin, Nicodemo Gentile per la sorella di Giulia, Elena, Piero Coluccio per lo zio Andrea Camerotto e Antonio Cozza per la nonna paterna. La sentenza è attesa per il 3 dicembre.
Pm: "Oggi non opportune riflessioni sui femminicidi"
"In questa carte non ci sono riflessioni sul femminicidio e sulla Giornata contro la violenza sulle donne. In questa sede non le riteniamo opportune", ha detto il pm di Venezia Petroni nel corso della requisitoria. Per il pm "qui si parla di un'indagine condotta con la massima prudenza, con capi d'accusa che sono gli stessi da inizio indagine, perché non è cambiato nulla. Ci si è basati solo sui fatti, tutto si basa su quanto ricostruito". In particolare, Petroni ha tenuto a sottolineare come nei giorni antecedenti al delitto, ovvero tra il 7 e l'11 novembre 2023, Turetta abbia stilato la lista degli acquisti da fare per il delitto, contestando l'ipotesi di un rapimento dell'ex fidanzata. Ha puntualizzato il costante aggiornamento della lista, compreso il giorno dell'omicidio, quando si preoccupava, per i giorni seguenti, di far sparire tracce informatiche, modalità di individuazione della sua posizione durante la fuga, nonché il fatto di essere riuscito a nascondere il corpo di Giulia Cecchettin, alle tre di notte, in un anfratto della roccia difficilmente raggiungibile, e che rientrava tra i vari luoghi occulti cercati in internet. Contestata dal pm anche la presunta volontà suicidaria di Turetta, in base a visite psichiatriche fatte tra settembre e ottobre 2023, ma anche perché fin dal suo arresto in Germania era parso evidente che non ne manifestasse le intenzioni.
Pm: "Difficile credere a un omicidio non premeditato"
Per il pm Petroni "è difficile credere a null'altro che a un omicidio premeditato, testimoniato da tutti gli elementi raccolti, non perché forniti da Filippo, ma recuperati attraverso l'attività di indagine dalle memorie dei vari dispositivi elettronici". Il delitto, ha ricostruito in aula il pm, si è consumato in due fasi entrambe violente, durante meno di 20 minuti, prima della fuga con l'occultamento del cadavere. Sul corpo della vittima sono state trovate almeno 75 coltellate di cui 25 lesioni da difesa alle braccia, anche con delle fratture, e almeno altre 50, tra cui quella sicuramente mortale che ha reciso un'arteria del collo e una vertebra. Invitando il collegio giudicante a "vedere e rivedere" i video che documentano dettagliatamente il delitto, Petroni ha riassunto il fatto che comincia a Vigonovo, nei presi della casa di Giulia cecchettin, quando la ragazza ha già detto all'ex fidanzato - lo testimonia la messaggistica - che fin da quella sera non aveva intenzione di tornare con lui. Turetta la aggredisce, la colpisce con il coltello che si spezza, trascina Giulia ferita in auto e poi si dirige a Fossò. Qui la ragazza tenta di fuggire ma viene raggiunta, gettata a terra, accoltellata fin quando le immagini la mostrano priva di vita e in ginocchio crollare al suolo, con Turetta che infierisce. Poi il ragazzo la carica sui sedili posteriori dell'auto, si allontana per poi fermarsi un attimo, nel quale cancella parte dei dati dal proprio telefono, quindi la fuga. Una corsa verso il Piancavallo, in Friuli, e nelle prime ore del 12 novembre l'occultamento del corpo con gli oggetti di Giulia Cecchettin, l'arma del delitto ma anche le scarpe rosse che la ragazza aveva perso nel tentativo di fuga. Raggiunta la Germania, Turetta non si consegna alle forze dell'ordine - sostiene il pm - ma ha solo finito la benzina, e prima di chiedere soccorso si è premurato ancora di eliminare tutti i dati informatici che lo riguardavano, ha gettato telefono e pc dell'ex fidanzata, si è cambiato di abito e ha buttato quanto poteva ricondurre all'omicidio.
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La difesa di Turetta
La premeditazione è l’aggravante più contestata da parte della difesa. Gli avvocati del 23enne, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, puntano a parlare di "preordinazione": secondo questa tesi Turetta aveva pensato di uccidere la ragazza, ma non ne era certo. Di questo i difensori parleranno nella giornata di domani, martedì 26 novembre. La premeditazione, tuttavia, è stata ammessa anche dallo stesso Turetta nel corso della seconda udienza del processo, tenutasi quasi un mese fa. Per evitare l’ergastolo, la difesa punta fra l’altro anche sull’atteggiamento collaborativo avuto da Turetta in aula e sul fatto che sia molto giovane.
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Intanto oggi, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Comune di Venezia ha intitolato a Giulia Cecchettin un parco, situato nella frazione di Chirignago. "Questo è un gesto simbolico - afferma il sindaco Luigi Brugnaro -, un primo passo per iniziare a lavorare insieme e costruire una cultura del rispetto e della responsabilità. Un passo che dobbiamo compiere tutti, uniti, a partire da noi uomini, per dimostrare che parità di genere ed equità non sono solo belle parole ma risiedono in azioni concrete e gesti quotidiani. Perché Giulia non sia dimenticata mai, per dire basta alla violenza di genere". Alla cerimonia hanno preso parte anche il sindaco di Vigonovo (Venezia), Luca Martello, e lo zio materno di Giulia, Andrea Camerotto.