Università, 37mila matricole in meno rispetto al 2003. Aumentano i laureati stranieri

Cronaca
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Nonostante la ripresa delle immatricolazioni nel 2018/19, le iscrizioni calano drasticamente rispetto a 15 anni fa. Lo riporta AlmaLaurea nel suo rapporto, da cui emerge inoltre che sono in aumento i cittadini stranieri che raggiungono la laurea e che al Sud, mediamente, si impiega più tempo per completare gli studi

Rispetto al 2003, le università italiane hanno perso oltre 37mila matricole. Questo è quanto emerge dal XII Rapporto AlmaLaurea presentato oggi, 11 giugno, in presenza del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi. In particolare, dopo il calo vistoso fino all'anno accademico 2013/14, dal 2014/15 c'è stata una ripresa delle immatricolazioni che sono arrivate nel 2018/19 a +11,2% rispetto al 2013/14, ma nonostante ciò, rispetto a 15 anni fa si registra una contrazione dell'11,2%. Il calo delle immatricolazioni è più accentuato nelle aree meridionali (-23,6%), tra i diplomati tecnici e professionali e tra coloro che provengono dai contesti familiari meno favoriti. 

Aumentano i laureati stranieri

In base a quanto riportato dai dati di AlmaLaurea, la quota di laureati di cittadinanza estera è del 3,7% nel 2019 (esclusi i laureati della Repubblica di San Marino). Sono di numeri in crescita visto che questa percentuale era pari al 2,7% nel 2009. Si tratta in misura crescente di giovani che provengono da famiglie immigrate e residenti in Italia. Il 42% dei laureati di cittadinanza non italiana ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado nel nostro Paese: tale quota era il 28,2% nel 2011. Per quanto riguarda la provenienza, nel gruppo di laureati stranieri che hanno conseguito il diploma all'estero la quota di chi proviene dall'Europa è del 36,6%, ma lo Stato più rappresentato è, con il 13,0%, la Cina. 

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Si abbassa l’età media dei laureati. Più difficoltà al Sud

Per quanto riguarda invece l’età media di chi si è laureato nel 2019, questa è pari a 25,8 anni: 24,6 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i magistrali a ciclo unico e 27,3 anni per i laureati magistrali biennali. Un dato che tiene conto anche del ritardo nell'iscrizione al percorso universitario (si tratta del ritardo rispetto alle età "canoniche" dei 19 anni, per la laurea di primo livello e per quella a ciclo unico, e di 22 anni, per la magistrale biennale), che tra i laureati del 2019 in media è pari a 1,4 anni. La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato negli ultimi anni un forte miglioramento. Se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso erano 15,8 laureati su cento, oggi si sono quasi dimezzati (8,1%). Il Rapporto registra differenze rilevanti con riferimento alla ripartizione geografica dell'ateneo: a parità di condizioni, rispetto a chi si laurea al Nord, chi ottiene il titolo al Centro impiega il 12,5% in più e chi si laurea al Sud o nelle Isole il 19,8% in più. 

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Dal rapporto di AlmaLaurea emerge inoltre che il Sud perde quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio. Concentrandosi sul confronto diretto tra ripartizione geografica di conseguimento del diploma e ripartizione geografica della laurea, si evidenzia che le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Nord ha scelto un ateneo della medesima ripartizione geografica (97%). I laureati del Centro rimangono nella medesima ripartizione geografica nell'87,4% dei casi; del restante 12,6% la maggioranza (ossia il 9,9%) ha optato per atenei del Nord. È per i giovani del Sud e delle Isole che il fenomeno migratorio assume, invece, proporzioni considerevoli: il 26,5% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. 

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Quasi la metà dei laureati pronta ad andare all’estero

Raggiunta la laurea, un numero crescente di giovani è pronto a trasferirsi all’estero. La disponibilità a lavorare oltreconfine è dichiarata dal 47,3% dei laureati (era il 41,5% nel 2009): è il 48,8% per i laureati di primo livello, 43,3% per i magistrali a ciclo unico e 46,1% per i magistrali biennali. Il 31,8%, inoltre, è pronto a trasferirsi in un altro continente. Si rileva una diffusa disponibilità ad effettuare trasferte anche frequenti (28,1%), ma anche a trasferire la propria residenza (48,1%). Solo il 3,1% non è disponibile a trasferte. Fare un'esperienza di tirocinio formativo e di orientamento o un'esperienza di studio all'estero con un programma europeo sono carte vincenti da giocare sul mercato del lavoro: a parità di condizioni, infatti, certifica infine lo studio, il tirocinio si associa a una probabilità maggiore del 9,5% di trovare un'occupazione a un anno dalla conclusione del corso di studio, mentre le esperienze di studio all'estero riconosciute dal proprio corso di studio aumentano le chance occupazionali del 12,9%.

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