Coronavirus, Giacomo Poretti: "Io e mia moglie abbiamo avuto il Covid-19"

Cronaca

Il comico e autore ha raccontato ad "Altre Storie" di Mario Calabresi di essersi contagiato a inizio marzo. Ora però ha superato la fase più critica. "Non riuscivo neanche a svitare la moka"

"Tantissima stanchezza, un mattino non sono riuscito neppure a svitare la moka del caffé, per darti l'idea di come mi sentivo". Così il comico e autore Giacomo Poretti, storico componente del trio "Aldo, Giovanni e Giacomo", ha raccontato, sulla pagina "Altre Storie" di Mario Calabresi, di aver contratto il coronavirus a inizio marzo. Insieme a lui si è contagiata anche la moglie Daniela. L'interprete, ormai guarito, è già pronto a tornare in scena: "Torneremo in teatro e ripartiremo con il mio ultimo spettacolo Chiedimi se sono di turno” (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE - LE GRAFICHE).

La malattia

Al ritorno da una settimana bianca il comico ha raccontato di aver cominciato ad avere la febbre e "tantissima stanchezza". Anche la moglie Daniela si è ammalata ma Giacomo ha aggiunto che "le donne reagiscono meglio, sono davvero sempre più forti di noi", suggerendo che la compagna abbia sopportato meglio la malattia (L'AUTOCERTIFICAZIONE PER LA FASE 2).

L'opera teatrale "Chiedimi se sono in turno"

Prima di ammalarsi Giacomo Poretti stava portando in giro il tour di "Chiedimi se sono in turno" dedicata "agli undici anni in cui ho lavorato come infermiere". L'autore ha spiegato che l'opera teatrale è incentrata sul lavoro che lo aveva portato da ausiliario a diventare caposala, prima di lasciare il posto e seguire la passione per il teatro. Dopo l'emergenza coronavirus, il prologo è stato riscritto con una parte dedicata alla malattia "perché io so che cosa possono avere passato" ha aggiunto Poretti. Anche se l'artista non sa ancora quando si potrà ripartire con lo spettacolo, il desiderio sarebbe quello di "farlo continuando la mia tournée negli ospedali. Sarà un modo per stare vicino a tante donne e tanti uomini che hanno vissuto settimane intere in trincea, ad affrontare un nemico sconosciuto e a doversi occupare di persone malate che, oltre a questo, sono rimaste separate dai loro affetti".

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