L'edificio è il quarto dei sette progettati dall'architetto italiano Francesco Di Salvo con l'obiettivo di diventare simbolo di edilizia popolare avveniristica e divenuto invece luogo di degrado
Una ruspa in grado di arrivare fino a 52 metri di altezza abbatterà le ultime Vele di Scampia rimaste in piedi (LE FOTO). La prima a essere demolita, ora, è la Vela Verde, la quarta delle sette che furono progettate, negli anni '70, dall'architetto italiano Francesco Di Salvo per il quartiere e diventate simbolo del degrado diffuso nell'area allestrema periferia nord di Napoli (STUDENTI A SCAMPIA).
L'abbattimento delle ultime Vele
L'edificio si trova nel cosiddetto lotto M del complesso residenziale. Le prime tre sono state abbattute tra il 1993 e il 2005, con quintali di esplosivo. La settima, la Vela Celeste, con i suoi 247 appartamenti, rimarrà invece in piedi, per ospitare gli uffici della Città Metropolitana e, per ora, gli abitanti della Vela Verde, fino a quando non saranno pronti i nuovi alloggi.
Il progetti Restart Scampia
Il progetto che include la demolizione delle Vele si chiama "Restart Scampia" e consiste di circa 107 milioni di euro tra fondi nazionali e risorse del Patto per Napoli. È gestito dal Comune del capoluogo campano che, al posto della riparazione e riqualificazione, ha preferito far ripartire il quartiere con un nuovo assetto urbanistico con gli stessi abitanti del quartiere che lavoraranno alla nuova Scampia, grazie a una clausola sociale che prevede appunto l'impiego di persone del posto.
La ruspa permette di abbattere la dispersione delle polveri
La ruspa, arrivata nel cantiere qualche settimana fa, permette di abbattere anche la dispersione delle polveri, dopo che è stato bonificato l'intero edificio, eliminando anche l'amianto. Il progetto Restart Scampia impegna anche le facoltà di Architettura e Ingegneria dell'Università "Federico II" di Napoli.
Il progetto degli anni '70
L'intero insediamento era stato pensato per diventare simbolo di un'edilizia popolare avveniristica e doveva ospitare 45mila persone. Prima degli anni '80 ne arrivarono invece 60mila e, con il terremoto del 23 novembre 1980, la popolazione arrivò a superare i 100mila abitanti. Da quel momento è cominciato un processo di degrado irreversibile nell'area, diventata luogo principale del mercato della droga e la piazza di spaccio più grande d'Europa, nonché teatro di due sanguinose faide di camorra e decine di morti tra il 2004 e il 2012.