Strage Piazza Fontana, le figlie di Pinelli a Sky Tg24: "Nostro padre è stato assassinato"

Cronaca

Carola Di Nisio

Il 12 dicembre di 50 anni fa, subito dopo lo scoppio della bomba, il ferroviere anarchico andò alla questura di Milano per essere interrogato. Trattenuto illegalmente, dopo 3 giorni precipitò da una finestra. Le figlie: “E’ entrato da uomo libero. E' stato ucciso”

"Quella sera a Milano era caldo, ma che caldo che caldo faceva…brigadiere apra un po' la finestra, e Pinelli ad un trattò cascò"…… E' l'inizio della ballata per Pino Pinelli, questa. Una ballata scritta e incisa per la prima volta da quattro giovani anarchici del circolo "Gaetano Bresci" di Mantova. E' una canzone che le figlie del ferroviere anarchico, accusato ingiustamente della strage di piazza Fontana, conoscono molto bene. Claudia e Silvia, che abbiamo intervistato per il nostro Speciale a 50 anni dalla strage di piazza Fontana (FOTO), all'epoca avevano 7 e 8 anni. Erano due bambine: il padre lo ricordano come una persona estroversa, che amava stare in compagnia e che leggeva loro "Topolino" la sera, prima di farle addormentare (LO SPECIALE).

Pino Pinelli chi era

La ballata, dicevamo. Nel testo si parla della morte del ferroviere che precipitò dal quarto piano della Questura di Milano dove era illegalmente trattenuto per accertamenti, in seguito alla strage. Una morte che tuttora non sappiamo come sia avvenuta e che continua ad essere oggetto di discussioni e polemiche.
"Un processo per nostro padre non c'è mai stato" dicono le figlie che ricordano cosa disse l'allora questore Marcello Guida alla loro madre, Licia. Parla Silvia: "Nella conferenza stampa subito dopo la morte di nostro padre il dott. Guida parlò espressamente di suicidio e nostra madre lo querelò per diffamazione. Ci disse: alla morte non posso apporre rimedio ma a quello che dissero su vostro padre sì. La sua denuncia verrà immediatamente archiviata. Tutte le denunce successive finirono in archiviazione".
"Furono molteplici le contraddizioni sulla morte di Pino, afferma Claudia. "Una sentenza, l'unica che c'è stata, parla di malore. Ma tutti i poliziotti presenti in quella stanza hanno mentito. Sappiamo qualcosa dai libri e dalle inchieste che sono state condotte negli anni successivi".  Sin da subito, furono in molti a credere che Pinelli fosse stato assassinato e buttato giù dalla finestra.  L'inchiesta conclusa nel 1975 dal giudice Gerardo D'Ambrosio, escluse l'ipotesi dell'omicidio, giudicandola inconsistente. "Si parla di un malore attivo". In pratica Pinelli, la sera del 15 dicembre, mentre si trovava all'interno dell'ufficio del Commissario Calabresi, in Questura, a Milano, si sarebbe sentito male ma anziché cadere per terra o accasciarsi su una sedia, come verrebbe naturale pensare, sarebbe volato giù dal quarto piano.

Gli ultimi tre giorni di Pino Pinelli 

Claudia ricorda: "Quel pomeriggio del 12 dicembre, subito dopo l'esplosione della bomba, mio padre fu invitato da alcuni poliziotti a seguirli per andare in Questura per accertamenti. Si trovava in via Scaldasole, in zona Ticinese, perché frequentava un circolo anarchico che si trovava proprio qui. Andò da libero cittadino a bordo del suo motorino. Entrò da uomo libero in quella stanza. E' stato ucciso nel momento in cui si è visto sospendere tutti i diritti previsti dalla Costituzione. Molti giornalisti coraggiosi che non accettavano le veline della questura sono andati avanti per capire quale fosse la verità. quei tempi erano difficilissimi e i colpevoli erano sempre gli anarchici. per fortuna è stato portato avanti un lavoro molto importane di controinformazione". Pinelli rimase negli uffici della questura dal 12 dicembre al 15. Precipitò dalla finestra nella notte del 15, schiantandosi nel cortile della Questura. Chi diede la notizia alla famiglia? Claudia ricorda: "all'una di notte arrivarono a casa nostra i giornalisti. Suonarono alla porta e nostra madre venne abbagliata dai flash dei fotografi. signora, le dissero, suo marito è morto. Quando Licia chiamerà in questura il commissario Calabresi per sapere perché non è stata avvisata si sente rispondere: "Sa signora, abbiamo avuto molto da fare".
Giuseppe Pinelli solo nel 2009 verrà inserito come 18esima vittima della strage di piazza Fontana dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Pinelli, disse Napolitano, "fu un innocente vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un'improvvisa, assurda fine".

 

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