Nelle motivazioni della sentenza sui falsi report citato anche un dipendente che parla di "specifiche prescrizioni che escludevano l'accesso ai cassoni dell'impalcato del viadotto Polcevera". I giudici: "Dopo il crollo, comportamenti per ostacolare indagini"
I controlli sul ponte Morandi, il cui crollo provocò 43 morti il 14 agosto 2018, vennero "esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche". Lo si legge nelle motivazioni del tribunale del Riesame di Genova che a novembre ha accolto la richiesta della procura di interdire 10 tra ex manager e tecnici nell'ambito dell'inchiesta sui falsi report. Spea è l'azienda che si occupava della manutenzione e del monitoraggio delle infrastrutture per conto di Autostrade per l'Italia (Aspi). Un dipendente della ditta Spea racconta che la società "ha emesso un'istruzione tecnica" e parla di "specifiche prescrizioni che escludevano l'accesso ai cassoni dell'impalcato del viadotto Polcevera".
Riesame: "Aspi e Spea proiettate a logica di risparmio"
"Aspi e Spea, legate al gruppo Atlantia e pertanto ai medesimi interessi della società controllante, paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione - si legge nel documento del Riesame - per trasmettere l'immagine di efficienza della rete evitando sia impegnativi interventi di manutenzione sia drastiche decisioni dell'organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali".
I voti sui viadotti senza aver effettuato controlli
Il risparmio sarebbe stato ottenuto, secondo il Riesame, grazie alla sistematica falsificazione dei report sullo stato di salute dei viadotti. Per i viadotti Bisagno e Veilino, per esempio, i giudici rilevano che "le relazioni trimestrali registrano ammaloramenti e correlate votazioni estremamente ripetitivi nel corso del tempo anche a distanza di anni e anche da parte di ispettori diversi". In alcun i casi "si modifica un difetto o un ammaloramento senza cambiare il voto". Gli ispettori sentiti dagli investigatori hanno "ammesso espressamente di essersi limitati a riportare i numeri delle precedenti relazioni e di essersi limitati a confermare quanto rilevato precedentemente dai colleghi ricopiando i dati già scritti in precedenza. Sostanzialmente ricopiando i dati da questi trascritti anche senza effettuare alcun controllo in concreto sulle condizioni di salute di componenti del viadotto pur specificamente indicate".
"Dopo il crollo comportamenti per ostacolare indagini"
Un giudizio severissimo quello del Riesame pure sul periodo successivo al crollo del ponte Morandi. "Anche in pieno svolgimento delle indagini e dopo gli avvisi di garanzia si registrano comportamenti allarmanti in quanto non solo idonei a ostacolare attività istruttorie, ma anche rivelatori di personalità del tutto scevre dalla presa di consapevolezza della estrema gravità delle condotte tenute - pur dopo il crollo del viadotto Polcevera. Comportamenti - scrivono i giudici - del tutto inaffidabili, rivelando quale unica preoccupazione, ancora una volta, quella di nascondere aspetti di verità per contenere il più possibile i confini delle responsabilità sia proprie sia aziendali: ciò si è manifestato in varie forme, dall'acquisto dei jammer (i disturbatori di frequenze per evitare di essere intercettati) alla preparazione dei testimoni".