Carabiniere ucciso a Roma, cosa sappiamo finora

Cronaca

Chiara Piotto

Due giovani americani fermati per aver accoltellato Mario Cerciello Rega, la pista per droga e la chiamata al 112. Ecco i punti fermi dell'indagine sulla morte del vicebrigadiere il 26 luglio

Cosa è successo veramente la notte del 26 luglio in via Pietro Cossa a Roma, perché il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega (CHI ERA) è stato ucciso, chi sono i due americani fermati. Sono alcune delle domande più comuni sulla morte del militare 35enne di Somma Vesuviana. Nella vicenda sono ancora molti i nodi da ricostruire, su cui le indagini stanno cercando di fare chiarezza. Ecco quello che sappiamo al momento.

I fatti del 26 luglio

La dinamica di quanto accaduto alle prime ore di venerdì 26 luglio è stata in parte ricostruita, anche grazie ai video delle telecamere di sorveglianza (IL VIDEO DELLA FUGA). Due giovani americani in vacanza a Roma volevano comprare una piccola quantità di droga a Trastevere e hanno chiesto indicazioni a Sergio B., 47enne con piccoli precedenti. L’uomo li ha indirizzati verso uno spacciatore che ha però ingannato i ragazzi, vendendo loro della polvere bianca al posto di cocaina. Una volta scoperto lo scambio, i giovani hanno voluto vendicarsi rubando lo zaino di Sergio B. e chiedendogli di presentarsi in via Pietro Cossa con una somma in denaro per riaverlo indietro. B. ha contattato i carabinieri, che si sono proposti di intervenire all’appuntamento con i due ragazzi al posto suo. Poco dopo è avvenuto l’incontro tra i due carabinieri in borghese, Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale, e gli americani. Nella colluttazione che ne è seguita Varriale è stato ferito da Natale-Hjorth, mentre Cerciello Rega è stato raggiunto dai fendenti di Lee Elder, stando a quanto ammesso dal ragazzo stesso. "Prima di accasciarsi ha detto, 'mi hanno accoltellato'", ha raccontato Varriale; una frase citata poi dal gip della Capitale Chiara Gallo nell'ordinanza con cui è stato disposto il carcere per i due giovani.

Varriale era già in pazza Mastai un'ora prima dell'intervento

Dall'ordinanza del gip che ha convalidato l'arresto dei due ragazzi americani è emerso un altro dettaglio. "Dall'annotazione del carabiniere Varriale emerge che poco tempo prima di ricevere l'incarico di effettuare l'operazione in abiti civili, alle ore 1,19, era intervenuto in piazza Mastai su ordine del maresciallo Pasquale Sansone che gli riferiva di trovarsi sul posto insieme ad altri operanti per la ricerca di un soggetto che si era sottratto all'identificazione dandosi alla fuga dopo aver consegnato ai militari un involucro di colore bianco contenente una compressa di tachipirina. Sul posto - continua il giudice - veniva identificato Sergio B. che riferiva di essere stato vittima di un borseggio operato da due persone che dopo il furto si allontanavano a piedi in direzione lungotevere altezza ponte Garibaldi. Precisava inoltre che all'interno della borsa che gli avevano asportato era presente il suo cellulare documenti ed altri effetti personali. Al momento gli operanti invitavano Sergio B. a sporgere denuncia presso un qualsiasi ufficio di polizia e riprendevano il normale servizio".

Chi sono i due americani fermati

I ragazzi fermati per l’omicidio sono entrambi americani, nati a San Francisco in California. Si tratta di Gabriel Christian Natale-Hjorth e Finnegan Lee Elder, 18 e 19 anni. Entrambi provengono da un’area molto benestante della città. Sarebbero dovuti tornare negli Stati Uniti proprio venerdì 26 luglio. Nello scontro corpo a corpo con Cerciello Rega, è Lee Elder ad aver estratto il coltello colpendo con undici fendenti il carabiniere e uccidendolo. A quanto emerso dalle indagini sarebbe stato sempre lui a fare uso dello Xanax, psicofarmaco ritrovato nella stanza dell'hotel di lusso dove i due alloggiavano. La famiglia del giovane ha inviato un comunicato all’emittente statunitense ABC per esprimere le condoglianze ai familiari della vittima.

La confessione

Il fermo dei due giovani per omicidio volontario e tentata estorsione è arrivato al termine di un lungo interrogatorio in cui Lee Elder ha confessato di essere l’autore materiale dell’omicidio. Durante l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip però Lee Elder e Natale-Hjorth si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. "Per rispetto del militare è meglio non parlare", ha detto fuori dal carcere di Regina Coeli il suo difensore, Francesco Codini. Il fermo è stato convalidato dal gip di Roma Chiara Gallo. Le condotte dei due ragazzi "testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale", si legge nell'ordinanza, dove si sottolinea il "concreto il pericolo di reiterazione del reato" e di fuga.

L’arma del delitto e l'autopsia

Il coltello con cui è stato ucciso il carabiniere è stato trovato nascosto dietro un pannello del soffitto della stanza dell’hotel di lusso dove i ragazzi dormivano a Roma. Era un coltello "a lama fissa lunga 18 centimetri tipo 'Trench knife' Ka-Bar o Camillus con lama brunita, modello marines, con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito", è scritto nell'ordinanza del gip. Intanto, dall'autopsia è emerso che la vittima è stata raggiunta da 11 coltellate. Sempre secondo l'esame autoptico, Cerciello Rega è deceduto a causa di una forte emorragia. 

La difesa

In merito al fatto che i due carabinieri non abbiano sparato per difendersi dai due americani, in conferenza stampa il 30 luglio il comandante dei Carabinieri di Roma Francesco Gargaro ha detto che non era possibile sparare a due persone in fuga né usare armi. "Sono stati aggrediti immediatamente, non c'è stata possibilità di usare armi, di reagire - ha detto Gargaro - Nel momento in cui si sono qualificati sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra". In zona "c'erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l'operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l'allarme". Inoltre è stato riferito che Cerciello Rega era disarmato al momento dello scontro con i due americani: "Aveva dimenticato l'arma, probabilmente una dimenticanza", hanno detto i carabinieri, "ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire". 

La foto shock

Nelle ore successive all’interrogatorio dei due americani è cominciata a circolare online una fotografia del giovane Gabriel Christian Natale-Hjorth legato e bendato in caserma (LA FOTO SCHOCK). Il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha preso "fermamente le distanze dallo scatto e dalla divulgazione" della foto, ha identificato il militare che avrebbe messo la benda all'arrestato e ne ha annunciato il trasferimento in un reparto non operativo. Intanto la Procura di Roma è in attesa di un'informativa sulla vicenda, dopo la quale si procederà all'apertura formale di un fascicolo di indagine. In una nota il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, ha sottolineato: "Le informazioni fornite dalla Procura della Repubblica di Roma circa le modalità con le quali è stato condotto l'interrogatorio consentono di escludere ogni forma di costrizione in quella sede". I due giovani "sono stati interrogati nel rispetto della legge", ha anche assicurato il procuratore vicario di Roma Michele Prestipino nella conferenza stampa del 30 luglio.

La chiamata al 112

Tra gli atti acquisiti dall'inchiesta della procura di Roma sull'omicidio c'è anche l'audio della telefonata al 112 fatta da B., (L’AUDIO) l’uomo derubato dello zaino, prima che scattasse l’operazione sfociata nella morte del carabiniere. "Mi hanno rubato la borsa. Ho chiamato questi ragazzi e mi chiedono un riscatto di soldi. Devo fare una denuncia”, si sente dire l’uomo nel corso della chiamata. “Dentro - aggiunge - ho i documenti, non dico i soldi... Se potete venire almeno vi do il numero così se mi rispondono potete rintracciarli”. In una seconda telefonata al 112 (L'AUDIO), di poco successiva, l’operatore conclude dicendo: “Intanto le mando una pattuglia, poi parla direttamente con i colleghi. Arrivederci".

Cronaca: i più letti