La capitana della nave della Ong che a fine giugno ha forzato il blocco della Gdf per entrare nel porto di Lampedusa ha lasciato il nostro Paese dopo l’interrogatorio in procura ad Agrigento, dove è indagata. "Si riposerà per un po'", fanno sapere dall’organizzazione
Carola Rackete (CHI E'), comandante della Sea Watch 3, ha lasciato l'Italia per rientrare in Germania. Lo riferisce un portavoce della Ong, che non dà altri dettagli, secondo quanto riportato dall'agenzia tedesca Dpa. Trentuno anni, di nazionalità tedesca, Carola Rackete, secondo quanto riferiscono fonti italiane, ha lasciato il nostro Paese ieri subito dopo essere stata interrogata in procura ad Agrigento, dove è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra.
Sea Watch: "Si riposerà per un po'"
La comandante che nella notte tra il 28 e il 29 giugno ha forzato il blocco della Guardia di finanza per entrare nel porto di Lampedusa e permettere così lo sbarco dei migranti che si trovavano a bordo da due settimane e mezzo, non ha in programma per il momento altre missioni con la Ong tedesca. "Si riposerà per un po'", fanno sapere da Sea Watch sottolineando comunque che finora ad ogni missione conclusa l'organizzazione ha cambiato sia comandante che equipaggio. Dalla Ong sono ora in attesa di capire cosa accadrà alla Sea Watch 3: la nave è attualmente sotto sequestro probatorio nel porto di Licata, a disposizione dell'autorità giudiziaria che non ha ancora preso provvedimenti definitivi.
Le parole dopo l’interrogatorio
Ieri, dopo un interrogatorio durato circa quattro ore, Carola ha detto: "Sono stata molto contenta di avere avuto l'opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno. Spero che la Commissione europea dopo l'elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili". La capitana della Sea Watch, di professione ricercatrice ambientale, aveva già annunciato a inizio mese la decisione di querelerare per diffamazione il ministro dell’Interno Matteo Salvini.