Il vicepremier: "Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno". Le armi sono state scoperte a Torino in un'indagine su alcuni italiani combattenti in Ucraina. Giannini (Antiterrorismo) a Sky Tg24: "Decisivo ripercorrere il percorso dell'arsenale"
Le armi sequestrate a un gruppo neonazista a Torino insieme a un missile aria-aria sarebbero servite per preparare un attentato contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini (LE FOTO DELL'ARSENALE). A dirlo è lo stesso vicepremier: "L'ho segnalata io". "Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l'arsenale di qualche demente", ha spiegato Salvini. Secondo fonti citate dall'Ansa, però, le indagini della Digos e della procura di Torino, partite dopo la segnalazione di un ex agente del Kgb, non hanno trovato riscontri su un progetto di attentato a Salvini da parte di ultranazionalisti ucraini. Il monitoraggio di 5 italiani, ex miliziani considerati vicini al Battaglione Azov, portò invece alla scoperta del tentativo di vendita di un missile aria-aria Matra. Intervenuto a Sky TG24, il capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione Lamberto Giannini ha commentato così la vicenda: "Abbiamo avviato contatti con le autorità estere per sapere il più possibile sulla provenienza delle armi, è decisivo ripercorrere il loro percorso".
Salvini: "Insulti e minacce mi danno solo più forza"
Il leader della Lega ha poi aggiunto: "Penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini - ha detto ancora Salvini - ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era un mitomane. Non conosco filonazisti. E sono contento quando beccano filo-nazisti, filo-comunisti o filo chiunque". Salvini ha rilanciato la notizia in un post su Facebook, ringraziando le forze dell'ordine: "Io vado avanti senza paura: insulti e minacce mi danno solo più forza!".
Le indagini
Digos e procura, una volta appurato tramite l'intelligence che l'ex Kgb era davvero chi diceva di essere, hanno orientato il monitoraggio nel mondo dell'estrema destra e su un gruppo di italiani (piemontesi e valdostani) che avevano combattuto insieme al Battaglione Azov, formazione ucraina che si batte contro i separatisti filo-russi nella regione del Donbass. Uno di loro aveva ricevuto da un sedicente esperto d'armi la proposta di acquistare un missile, con tanto di fotografie via Whatsapp. E questo ha permesso agli investigatori di imboccare la pista che, nei giorni scorsi, è sfociata nell'hangar del Pavese dove era custodito un Matra di fabbricazione francese in uso alle forze armate del Qatar. A condurre la trattativa era un ex funzionario doganale che è stato arrestato: nella sua abitazione è stato trovato un vero e proprio arsenale. Ai domiciliari sono finiti due complici, fermati a Forlì. Un bolognese è indagato a piede libero. Il Qatar ha intanto offerto "piena e totale collaborazione" con l'Italia: resta da capire come sia possibile che un missile della loro dotazione sia finito nelle mani di soggetti dell'estrema destra.
Capo polizia di prevenzione a Sky TG24: "Indaghiamo su provenienza armi"
Nel corso della sua intervista a Sky TG24, Giannini sull'indagine ha spiegato: "Sono state ventiquattro ore di lavoro senza sosta, con perquisizioni che proseguono ancora. Abbiamo preso contatti con le autorità del Qatar e statunitensi e a breve li prenderemo anche con quelle svizzere e austriache". Su come il missile sia arrivato in Italia, Giannini ha spiegato che “quello che era sul contenitore di questo missile, quindi la provenienza qatarina, di forze armate di quel Paese, sarà oggetto di accertamenti. Dovremmo vedere se sia stato dismesso o rubato”. Mentre sui tre soggetti coinvolti ha dichiarato che “sono persone che noi abbiamo seguito proprio per la loro specifica presenza in Donbass. Chi va a combattere in un teatro estero è persona che dal nostro punto di vista è meritevole di attenzione a scopo preventivo”.