Oltre il mare, storie di migranti e accoglienza. VIDEO

Cronaca

Nadia Cavalleri

Senza protezione umanitaria, abrogata con il dl Sicurezza, il 40% dei richiedenti asilo diventerà clandestino. IL VIDEO INTEGRALE

Migliaia di persone affrontano il deserto e attraversano il Mar Mediterraneo partendo dall'Africa alla ricerca di un futuro migliore in Europa. Attraverso i racconti di chi ha affrontato questo durissimo viaggio, e di chi si occupa di accoglienza in Italia, abbiamo cercato di fare un punto su quanto fatto fino ad oggi sul fronte dei salvataggi in mare e sui percorsi per una reale inclusione degli immigrati, spostando lo sguardo anche sugli scenari futuri che si potrebbero aprire alla luce delle attuali politiche nazionali ed europee sulla gestione dei flussi (IL VIDEO INTEGRALE).

Alberto Sinigallia, Presidente di Fondazione Progetto Arca, una delle tredici associazioni maggiormente coinvolte nell'accoglienza a Milano durante il biennio 2014/2016, considerato il periodo della grande emergenza migranti, racconta che fino a che non c'è stato il Decreto Minnini e poi il Decreto Sicurezza il problema era di migliaia di persone al giorno che arrivavano come "transitanti" diretti verso il nord Europa, spesso passando dalla Stazione Centrale di Milano per qualche giorno.

"Il 40% delle persone che arrivava aveva il permesso umanitario che consentiva loro di stare sul territorio e andare al lavoro" spiega Sinigallia: "con l'abrograzione della protezione umanitaria questo 40% diventerà clandestino a tutti gli effetti; ma come sappiamo il rimpatrio non avviene, o è comunque molto difficile. L'assistenza a queste persone, che non avranno diritto a nessun tipo di aiuto, ricadrà sui Comuni che dovranno gestirle come i senza tetto".

“L’unica scelta è attraversare il mare”

Era il 2007. L’emergenza migranti non era ancora iniziata. In Eritrea però c’era già la dittatura, che oggi dura ormai da 28 anni. “Non c’era modo di vivere lì” ci spiega Tsegehans Weldeslassie, Ziggy per gli amici italiani che non riescono a pronunciare il suo nome correttamente: “Non abbiamo una Costituzione, non abbiamo stampa libera, non abbiamo una radio libera e niente internet libero. Tutta la libertà dell’uomo non lì c’è”. Ziggy, con lo sguardo fiero di chi ce l'ha fatta ma non dimentica, racconta che in Eritrea nessuno ha un documento equivalente al passaporto e non c’è modo di chiedere di lasciare il Paese. “E’ impossibile pensare di prendere un volo e andare ad Amsterdam o a Roma, o chiedere il visto per motivi di studio o turismo” sottolinea più volte prima di concludere: "l’unica scelta è di scappare”.

"Io dico sempre che quando arrivi a Lampedusa sei molto contento" racconta Ziggy: "poi inizia un'altra fase, che è quella di vivere in Italia... e se nessuno ti aiuta, tu ti appoggi ai tuoi paesani, perchè non sai la lingua, non conosci nessuno, non sai dove andare". Ricorda gli anni passati alla ricerca del suo futuro in Europa Ziggy: "a volte si dice che gli immigrati non si volgiono integrare, ma non è così!".

"Accedere al sistema dello Sprar per me è stata una svolta" ci spiega: "finalmente, dopo due anni in giro senza meta, ho potuto iniziare un vero percorso di integrazione: fare uno stage, trovare un lavoro... insomma, una vita normale!". 

 

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