Migranti: Salvini vieta l'ingresso a Sea Watch, ma in 10 sbarcano per motivi sanitari

Cronaca

“Stop ai complici di scafisti”, aveva assicurato il vicepremier, in applicazione delle regole introdotte dal decreto sicurezza bis. L’imbarcazione, che mercoledì ha soccorso 53 migranti al largo della Libia, vaga a poche miglia da Lampedusa

Dieci dei 53 migranti a bordo della Sea Watch, ferma al limite delle acque territoriali italiane, scenderanno a breve a Lampedusa. Lo sbarco, secondo quanto si apprende, è stato autorizzato per chi necessita di cure mediche e per alcuni accompagnatori. A scendere sono 3 minori, 3 donne di cui due incinte, due accompagnatori e due uomini malati. I migranti verranno trasferiti a Lampedusa con una motovedetta della Guardia Costiera. L'autorizzazione al loro sbarco è stata concessa dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha però ribadito: "Io voglio il bene di tutti ma per quello che riguarda questa nave fuorilegge per me può stare lì per settimane, per mesi, fino a Capodanno". In giornata, il ministro ha firmato il divieto di ingresso per la nave, controfirmato dai ministri della Difesa, Elisabetta Trenta, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, come previsto dall'articolo 1 del Decreto Sicurezza bis. Informato anche il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. 

Salvini: "Questi delinquenti risponderanno alle loro coscienze"

"Ci sono persone a bordo per scelta di questi delinquenti, per scelta di questi sequestratori di esseri umani - ha aggiunto Salvini -. Bambini, donne incinte e malati scendono, questi delinquenti risponderanno alle loro coscienze di eventuali problemi. Questi dovevano andare in Libia, potevano andare in Tunisia o a Malta: sono arrivati in Italia. L'hanno chiesto loro il porto alla Libia, la Libia lo ha dato e loro hanno disobbedito" (VIDEO).

Il divieto di accesso di Salvini

In precedenza, il ministro Salvini aveva già annunciato che la nave della Ong non è autorizzata a entrare nelle acque italiane. ”Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal Nuovo Decreto Sicurezza - aveva detto - Stop ai complici di scafisti e trafficanti”. Intanto l’Ong aveva fatto sapere che "il centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare di Roma ha annunciato un controllo sanitario a bordo”. “Ci stiamo avvicinando alla posizione dell'incontro, in acque internazionali davanti a Lampedusa”, aveva scritto Sea Watch su Twitter, tornando a chiedere un porto sicuro per far sbarcare i migranti. "Tutti loro - si legge - hanno bisogno di protezione, tutti hanno bisogno di avere la terra sotto i piedi”.

La barca resta vicino a Lampedusa

L’imbarcazione, che mercoledì 12 giugno ha soccorso 53 migranti al largo della Libia, continua dunque a vagare a poche miglia da Lampedusa in attesa di una soluzione. Da Malta, dove partecipa al vertice dei Paesi del sud Europa, il premier Giuseppe Conte ha chiesto “maggiore trasparenza da parte delle Ong” e ha sottolineato che la Guardia costiera libica “ha già fatto diversi interventi”. Uno dei portavoce della Commissione Ue ha però ribadito che le navi europee devono rispettare il diritto internazionale che impone salvataggi e sbarchi in un porto sicuro, “condizioni - ha detto - che non si ritrovano in Libia”.

Sea Watch: "Tornare in Libia? Non lo faremo mai"

"Noi non lo faremo mai”, ha risposto Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italy, alle richieste di portare in Libia i migranti. "Il fatto che la Libia non sia un porto sicuro non è una nostra valutazione - spiega su Twitter - Riportando indietro queste persone commetteremmo un respingimento collettivo, un crimine per cui l'Italia è già stata condannata. La Libia è internazionalmente non riconosciuta come un porto sicuro e lo dice la stessa missione Onu in Libia, l'Unhcr, la commissione Europea, la nostra Farnesina, lo stesso nostro ministro dell'Interno in tv lo scorso 25 maggio e il presidente libico Al Serraj. Negli ultimi dieci giorni sono stati bombardati un ospedale e un aeroporto e sono stati distrutti diversi quartieri. Questo è il Paese dove ci si dice di riportare queste persone soccorse".

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