Oggi si è tenuta la prima udienza. L’ex sindaco è coinvolto, insieme ad altre 26 persone, nell’ambito dell'inchiesta "Xenia" su presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel Comune calabrese
È iniziato oggi a Locri il processo nei confronti di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, coinvolto insieme ad altre 26 persone nell’ambito dell'inchiesta "Xenia" su presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel Comune riacese. “Mi sento sereno, perché sono sicuro che nel processo prevarrà la verità”, aveva detto ieri all’Agi l’ex primo cittadino. L'udienza è stata dedicata interamente alle eccezioni preliminari dei difensori degli imputati e sarà aggiornata il 17 giugno. Il collegio del Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, si è riservato di decidere sulle eccezioni. Intanto, poco prima che iniziasse l’udienza, il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha rigettato una nuova istanza dei difensori di Lucano per la revoca nei suoi confronti del divieto di dimora a Riace, che era stato disposto quale misura alternativa all’arresto nel 2018. Il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Reggio Calabria hanno invece confermato la loro richiesta di costituirsi parte civile nel processo a carico dell'ex sindaco.
Lucano accolto da applausi
All'uscita dal palazzo di Giustizia, l'ex sindaco è stato accolto dagli applausi di un centinaio di simpatizzanti - alcuni dei quali arrivati a Locri dal Nord Italia - che hanno intonato "Bella Ciao". Molti hanno voluto abbracciare Lucano. L'ex primo cittadino è apparso commosso e ha ringraziato tutti per la solidarietà, mentre ai giornalisti ha detto che la conferma del divieto di dimora decisa dal Tribunale del riesame "equivale a una pena subita prima del processo". "Ribadisco che il mio non é un processo politico. Ma questa storia c'entra molto", ha poi precisato.
Le motivazioni della richiesta di revoca del divieto di dimora
Attualmente Lucano vive a Caulonia, perché sottoposto appunto al regime di divieto di dimora a Riace. La richiesta di revoca della misura era stata motivata dal fatto che Lucano non é più sindaco, né é stato rieletto in Consiglio comunale, e non può, dunque, reiterare i reati che gli vengono contestati.
“La vicenda mi ha ferito, ho sempre lavorato a favore dei più deboli”
Parlando con i giornalisti, prima dell’udienza, l’ex sindaco di Riace aveva confessato di essersi sentito ferito perché “ho sempre lavorato a favore dei deboli e degli emarginati. E mi sono impegnato per una società umana e non disumana”. "Io non saprei vivere lontano dall'impegno sociale, umano e politico - aveva poi aggiunto - senza necessariamente occupare dei ruoli. La bella storia di Riace é iniziata molto prima che io diventassi sindaco. Un'esperienza che può continuare, al di là di quello che é successo, portando avanti le idee che ne sono alla base”.
“C’è una vera e propria emergenza umana a proposito dei migranti”
Per Lucano, in questo periodo, “il fenomeno dei migranti, in generale, rappresenta una vera e propria emergenza umana. Come ha detto Papa Francesco, quando si chiudono i porti per gli esseri umani e si lasciano aperti, invece, per il traffico delle armi, siamo al cospetto di un mondo che è alla deriva”.
“L’immigrazione una soluzione a problemi di spopolamento"
Sul caso del “Modello Riace”, l’ex sindaco, ieri, ha ricordato poi che “una piccola comunità” ha dimostrato che “l'immigrazione, soprattutto in una terra debole come la nostra, non solo non era una problema ma anzi la soluzione a problemi come lo spopolamento o l'assenza di servizi".