Ragazza violentata in stazione Circumvesuviana: "Io diventata scarto"

Cronaca
Ansa

La 24enne, aggredita da tre uomini il 5 marzo a San Giorgio a Cremano, racconta la sua sofferenza in una lettera: "Non riconosco il mio corpo calpestato". E aggiunge amareggiata: "Interrogata per ore, pensano sia colpa mia"

"Erano attimi di incapacità a reagire di fronte alla brutalità e alla supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell'essere. E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco". Sono parole forti quelle scelte dalla 24enne vittima di violenza sessuale in un ascensore della Circumvesuviana per descrivere quanto le è accaduto.

"Non riconosco il mio corpo calpestato" 

La giovane, nello studio del suo legale, ha ripercorso il momento della violenza, avvenuta il 5 marzo scorso, descrivendo il suo stato d’animo in una lettera. "Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti", scrive la ragazza che oggi, per la prima volta dopo 15 giorni, è uscita di casa. "Mi sono seduta e non l'ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all'accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza”, spiega ancora la 24enne.

"Mi hanno interrogata per ore e pensano sia colpa mia"

La ragazza si sfoga ancora sulle indagini seguite a quanto le è accaduto: "Se avessi saputo tutto questo non avrei denunciato. Sono stata interrogata per ore dalla polizia, dai magistrati e dagli psicologi. Ho cercato di dare il massimo contributo, e a che è servito? A niente. Pensano che sia colpa mia", afferma. E sulla scarcerazione di due dei tre presunti responsabili dice di sentire "tanta delusione. Sono triste, amareggiata, soprattutto perché proprio non riesco a comprendere come sia possibile prendere una decisione del genere - aggiunge - mi fa solo pensare che non sono stata creduta nel mio racconto, che le mie parole non hanno avuto peso. Hanno creduto a loro tre e non a me".

Il progetto per il futuro: aiutare le donne a rischio

Quando pensa al futuro, la ragazza lo descrive come "una sorta di clessidra". Ma dopo tante parole di sofferenza, affiora anche uno spiraglio di speranza: "Mi piacerebbe essere a capo di un'associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l'unico modo per accettarlo".

L'aggressione in ascensore

La ragazza, come ha denunciato lei stessa, è stata aggredita da tre uomini all’interno del vano dell'ascensore della stazione Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Il referto della visita medica a cui si è sottoposta nei giorni scorsi avrebbe evidenziato "l'assenza di consensualità" al momento del rapporto sessuale. La ragazza, inoltre, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbe subito le violenze in preda al cosiddetto effetto "freezing", un fenomeno di difesa innescato dal cervello che rende incapace la vittima di reagire. Le indagini hanno permesso di identificare in poche ore i tre giovani, ripresi anche da una telecamera di sorveglianza. La vittima ha raccontato che i tre, suoi conoscenti, l’hanno trattenuta con la forza in ascensore, per poi abusare di lei. Loro sostengono invece che la donna fosse consenziente. Settimana scorsa una sezione del Riesame ha scarcerato uno dei presunti responsabili: il 18enne Alessandro Sbrescia. E ieri, 28 marzo, il tribunale del Riesame di Napoli ha disposto l'annullamento della misura cautelare in carcere anche del 19enne Antonio Cozzolino. "Sono delusa e amareggiata", ha commentato la donna dopo aver appreso la notizia, "soprattutto perché non riesco a comprendere come sia possibile prendere una decisione del genere, che mi fa solo pensare che non sono stata creduta nel mio racconto".

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