La giovane aveva partecipato ad alcune cene ad Arcore e le sue rivelazioni hanno permesso di svelare i dettagli delle serate che hanno fatto esplodere il caso Ruby. Dal terzo filone del processo era stata esclusa e aveva parlato di tentativi di corruzione
Imane Fadil, la giovane marocchina morta a Milano lo scorso 1° marzo, è nota alle cronache per la sua partecipazione alle serate organizzate a casa dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai processi che ne sono scaturiti. Le sue confessioni hanno permesso di svelare i dettagli delle serate di Arcore che hanno portato a far esplodere, nel 2011, il caso Ruby. Il processo, che ha visto anche imputato lo stesso Berlusconi, è tuttora in corso di svolgimento con il filone “Ruby Ter” dal quale però Fadil era stata esclusa come parte civile.
Le confessioni a processo
Nel 2010, allora 25enne, Fadil partecipa per la prima volta alle "cene eleganti" di Arcore. Poi dichiara di essere stata presente ad altri sette incontri e durante alcuni di questi, a suo dire, vede di tutto: spogliarelli, palpeggiamenti, travestimenti bizzarri, ma anche pagamenti generosi per l'intrattenimento. Lei afferma di essere stata pagata, alla fine delle serate, con duemila euro la prima volta e cinquemila le altre. Dopo qualche tempo, si presenta in procura per raccontare tutto, inclusi i nomi e cognomi delle cosiddette “Olgettine”. Le sue accuse messe a verbale vengono poi ripetute a processo nel 2012. Nelle udienze, Fadil chiama in causa diverse persone: Lele Mora ed Emilio Fede, che l’avrebbero invitata alle serate; Nicole Minetti e Barbara Faggioli, che avrebbero ballato vestite da suora; Iris Berardi, travestita da Ronaldinho. La giovane cita anche un siriano che avrebbe voluto mandarla ad Arcore in cambio di denaro. Al pm, Fadil racconta di aver partecipato alle serate "perché ero disperata, lavoravo poco e ambivo a incarichi importanti". Stando a quanto riferito alla stampa, la ragazza voleva fare la giornalista sportiva televisiva “e non certo ballare al palo della lap dance”. Poi in un'intervista a Il Fatto quotidiano, nell'aprile 2018, dice: "È stata una cosa devastante, impossibile descriverla. All'inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione". In quell’intervista, Fadil parla di voler scrivere un libro, raccontando i dettagli di quanto ha visto. "In quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne. In quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c'è il Male, io l'ho visto, c'è Lucifero", racconta.
Le accuse
Dopo le rivelazioni sul “Bunga bunga”, dice di non “riuscire neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno: la gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress". Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, la giovane avrebbe attraversato anche un periodo di difficoltà economiche dopo le prime sentenze. Nel primo processo, Fadil si trova in posizione di testimone mentre nel secondo si costituisce parte civile insieme ad altre due ragazze coinvolte (Chiara Danese e Ambra Battilana). Nel terzo filone – Ruby ter, in cui Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari – viene invece esclusa come parte civile. “Ho sempre detto la verità al contrario degli altri e ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Silvio Berlusconi e di tutto il suo entourage”, dice davanti al Palazzo di Giustizia il 14 gennaio 2019. Non è la prima volta che la giovane lancia accuse del genere, parlando di “pressioni ricevute” e tentativi di corruzione.
Il ricovero e la morte
Dopo 15 giorni da quell’episodio, Fadil viene ricoverata in condizioni gravi all'Humanitas nel reparto di terapia intensiva, e poi in rianimazione fino al decesso avvenuto il primo marzo. Prima di morire ha detto al difensore e al fratello di avere il timore di essere stata avvelenata. Per capire la causa esatta della morte è stata sequestrata la salma ed "è stata disposta l'autopsia, che dovrebbe essere seguita a breve", spiega il procuratore capo di Milano Francesco Greco. "Non c'è una diagnosi precisa sulla morte, ma dalle analisi emerge una sintomatologia da avvelenamento", rimarca il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Gli esami tossicologici hanno infatti rivelato che la giovane è morta per un "mix di sostanze radioattive".