Migranti, nave Aquarius sequestrata per smaltimento di rifiuti. Indagata Msf

Cronaca
La nave Aquarius in una foto d'archivio

Per Medici senza Frontiere l’accusa è di aver scaricato in modo indifferenziato nei porti italiani rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, accumulati durante i salvataggi in mare. 24 indagati a vario titolo. La Ong: "Misura sproporzionata e strumentale"

Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani. È questa l'accusa nei confronti della Ong Medici senza frontiere e di due agenti marittimi. Accusa che ha fatto scattare il sequestro preventivo dell'Aquarius (attualmente nel porto di Marsiglia) e di 460mila euro. In tutto gli indagati a vario titolo sono 24. "Una misura sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare", è la reazione di Msf. "Siamo in mare dal 2015 e abbiamo fatto oltre 200 sbarchi. Gli sbarchi sono tra i momenti più controllati dalle forze dell’ordine", aggiunge successivamente durante una conferenza stampa il direttore generale di Msf Italia Gabriele Eminente. "Avremmo quindi messo in piedi un traffico illegale proprio sotto gli occhi delle autorità”. Intanto, Mediterranea, la Ong che con la nave Mare Jonio è impegnata in un'azione di monitoraggio davanti alla Libia, denuncia un intervento con violenze e maltrattamenti delle forze armate libiche a bordo della Nivin, una nave commerciale con 79 migranti a bordo.

L’accusa: accertato smaltimento illecito in 44 occasioni

L'indagine di guardia di finanza e polizia, coordinata dalla Procura di Catania, avrebbe accertato uno smaltimento illecito di rifiuti accumulati durante le attività di salvataggio in mare in 44 occasioni, per un totale di 24mila chili di rifiuti. L'accusa nei confronti di Msf, considerata dagli inquirenti "produttrice" dei rifiuti al centro del traffico illecito, riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo 2017 e luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati - con l'accusa di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” - sono finiti, oltre ad alcuni membri dell'organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam (che gestiva l'Aquarius) e il Centro operativo di Bruxelles (che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence).

Tra gennaio 2017 e maggio 2018 "mai dichiarata presenza di rifiuti sanitari a rischio infettivo”

La Procura di Catania scrive che, tra gennaio 2017 e maggio 2018, dalle navi Vos Prudence e Aquarius "non è stata mai dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" anche in presenza di "numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima" allo sbarco dei migranti nei porti italiani, duranti i quali sono stati "rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati".

Undici i porti coinvolti

Secondo l'accusa, i soggetti coinvolti - a vario titolo - avrebbero "sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo", che sarebbero stati "conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti” in 11 porti italiani: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia; Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria; Napoli e Salerno in Campania; Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica "gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari", gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l'assistenza medica.

Gli indagati

L'inchiesta avrebbe accertato che i membri di Msf e i due agenti marittimi (Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo) concordavano "sistematicamente" lo smaltimento illegale dei rifiuti - 37 volte per l'Aquarius e 7 per la Vos Prudence - "eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva". Tra gli indagati, oltre ai due agenti e i centri operativi di Amsterdam e di Bruxelles di Msf, ci sono il comandante e il primo ufficiale dell'Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l'ucraino Oleksandr Yurchenko. A questi si aggiungono 8 membri di Msf: il vice capo missione Italia di Msf Belgio Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale e addetta all'approvvigionamento della missione Italia di Msf Belgio Cristina Lomi, il liaison Officer di Mas Belgio Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico di Aquarius Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della nave Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto a bordo della nave, l'inglese Nicholas Romaniuk.

Mail e intercettazioni

Agli atti dell'inchiesta “Bordless” ci sono anche mail e intercettazioni. “Ogni altro rifiuto della clinica è stato presentato insieme a tutti i rifiuti normali al momento dello sbarco", si legge in una mail interna di Medici senza frontiere acquisita dalla Procura. Tra le intercettazioni, quella tra l’agente marittimo Gianino, titolare della “Mediterranean shipping agency” (Msa) di Augusta (SR) che agiva da intermediario, e un funzionario della Vos Prudence in cui si spiega che i vestiti dei migranti "noi li classifichiamo come rifiuto speciale, come se fossero stracci della sala macchine". Gianino parla di "equilibri talmente sottili ormai consolidati in 2-3 anni" e dice che si "va a certificare" l'urina di "gente che può avere malattie infettive". Ecco perché, spiega al suo interlocutore, bisogna comportarsi "come una zanzara in una cristalliera, non come un elefante dentro la cristalliera… si spezza il coso poi non posso aiutarti".

Alcuni casi contestati

Agli atti anche i controlli eseguiti dalla guardia di finanza. Uno di questi è avvenuto allo sbarco di Aquarius, con a bordo 416 migranti, a Catania il 27 novembre del 2017: nel report dei rifiuti "nessuna traccia - scrivono Procura e Fiamme gialle - è stata rinvenuta di quelli solidi composti dagli scarti alimentari e di quelli costituiti dagli indumenti dei migranti a rischio contaminazione, nonché di quelli sanitari veri e propri derivanti dall'attività medico-sanitaria prestata a bordo". A Trapani, il 15 e il 30 aprile 2017, la Procura contesta "dichiarazioni mendaci di Medici senza frontiere Olanda attestanti la non presenza tra i rifiuti scaricati di sostanze infettive o contagiose, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall'ufficio di sanità marittima di Pozzallo". Il 10 maggio del 2018, a Catania, dopo lo sbarco di 105 migranti dall'Aquarius, le Fiamme gialle hanno sequestrato il carico di rifiuti appena conferito a un autocarro autocompattatore diretto al deposito della società cooperativa "La Portuale II". Tra i 15 metri cubi di rifiuti dichiarati dal comandante della nave come rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica), erano presenti 2 metri cubi (80 kg) di rifiuti pericolosi a rischio infettivo: indumenti dismessi dai migranti potenzialmente contaminati da virus ed altri agenti patogeni, nonché rifiuti sanitari a rischio infettivo derivanti dall'attività di assistenza medico-sanitaria prestata a bordo alle persone soccorse, come garze intrise di sangue, guanti e mascherine con tracce ematiche.

Il meccanismo di “declassificazione”

Secondo l’accusa, veniva messa in atto - attraverso "una artificiosa comunicazione documentale" - la "declassificazione dei rifiuti a rischio infettivo" da Vos Prudence e Aquarius. Questo, secondo la Procura, il meccanismo: durante la navigazione verso il porto di destinazione, si davano indumenti nuovi e alimenti ai migranti salvati in mare, producendo quelli che per l'accusa erano dei "rifiuti pericolosi a rischio infettivo". Quest'ultimi, in fase di certificazione prima di entrare nel porto, venivano presentati come rifiuti solidi indifferenziati con l'assegnazione di appositi codici che li contraddistinguevano come "non pericolosi". Al termine delle operazioni di sbarco venivano consegnati alla società incaricata di smaltirli che, come emerge da foto segnalazioni fatte a Catania, "li compattava in maniera indiscriminata e li portava in discarica per lo smaltimento finale".

La risposta di Msf

“Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un'organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare”, ha commentato Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf. “Tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard”, si difende la Ong, assicurando la “piena disponibilità a collaborare con le autorità” e annunciando che presto “presenterà ricorso al Tribunale del riesame”.

Msf: "Le persone che salviamo non sono malate"

Nella conferenza stampa convocata da Msf sulla vicenda, il direttore generale Eminente poi afferma: "Le persone che salviamo non sono persone malate, sono sopravvissuti al mare e a viaggi terribili, hanno ustioni, ferite, sintomi da disidratazione e annegamento. Chi ha bisogno di trattamenti specifici viene evacuato”. E aggiunge che Msf non si fermerà: “Oggi le persone continuano a rischiare la vita in mare, non ci sono più navi per salvarli, e chi sopravvive viene intercettato e riportato nell’incubo della detenzione in Libia. C’è tantissimo da fare. Non ci fermiamo”

 

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