Giovanni Di Giacinto, primo cittadino del Comune dove sono morte nove persone, parla dell'ordine di demolizione dell'immobile travolto dalla piena del fiume Milicia. La sua amministrazione, dice, non si è costituita nel procedimento del Tar “per ragioni economiche”
“Non sapevamo che il ricorso al Tar fosse decaduto”. A dirlo a SkyTg24 è il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, riferendosi all’ordine di demolizione dell'immobile travolto dalla piena del fiume Milicia in cui sono morte 9 persone. La villetta, infatti, avrebbe dovuto essere demolita nel 2008 ma i proprietari avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo. Ricorso che, dopo due anni di inattività delle parti, si è estinto nel 2011. Da quel momento, quindi, l’ordinanza di demolizione avrebbe potuto essere eseguita, se il Comune ne fosse stato a conoscenza. “Ora c’è un’emergenza seria, però in quel momento non c’era e non sapevamo che sarebbe accaduto tutto questo”, ha aggiunto Di Giacinto.
“Non ci siamo costituiti per ragioni economiche”
“Abbiamo appreso che il ricorso era decaduto ieri sera in una trasmissione televisiva”, ha continuato il sindaco Di Giacinto. “Questa mattina ho richiesto al Tar la sentenza e sto aspettando che arrivi per capire cosa è successo e perché noi non eravamo a conoscenza del fatto che il ricorso fosse decaduto”. Ma cosa sia accaduto risulta chiaro dalle carte: per due anni il Comune non si è costituito in giudizio e quindi il procedimento si è estinto. “Noi di solito per questioni economiche non ci costituiamo al Tar perché non abbiamo le risorse per farlo, siamo un Comune in dissesto”, ha spiegato il primo cittadino. Eppure, secondo Di Giacinto, la questione era talmente chiara – la villetta si trova sul verde agricolo ed è al di sotto della fascia di rispetto dei 150 metri dall’argine del fiume – che non si poteva far altro che abbatterlo. Il Tar, secondo il sindaco, non avrebbe potuto fare altro che confermare l’ordinanza di demolizione.