Il tribunale ha accolto il ricorso della Procura di Genova in relazione alla truffa ai danni dello Stato per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010. "Se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi", il commento del leader leghista
Il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della procura di Genova e quindi confermato il sequestro dei fondi della Lega in relazione alla truffa ai danni dello stato, stimata in 49 milioni, per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010, per cui sono stati condannati in primo grado Umberto Bossi, l'ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti. Al momento i fondi sequestrati ammontano a circa 3 milioni e nelle casse del partito ci sono poco più di 5 milioni. "È una vicenda del passato, sono tranquillo", la replica del ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini. "Ora l'attività del partito sarà difficile", il commento del premier Giuseppe Conte, che sostiene non ci saranno ripercussioni sul governo. D'accordo anche il vicepremier Luigi Di Maio: "I fatti riguardano il periodo antecedente alla gestione Salvini".
Le motivazioni del Riesame
Per il tribunale del Riesame, il partito ha tratto vantaggio dalle somme contestate. Nelle loro motivazioni i giudici scrivono che "siccome la Lega Nord ha direttamente percepito le somme qualificate in sentenza come profitto del reato […] in quanto oggettivamente confluite sui conti correnti non può ora invocarsi l'estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale".
La Lega può ancora ricorrere in Cassazione
I difensori della Lega potrebbero ora impugnare la decisione e ricorrere ancora in Cassazione. Era stata proprio la Cassazione ad aprile a rinviare al Riesame il caso dopo aver accolto la richiesta della procura di poter sequestrare fondi del Carroccio, oltre a quelli già trovati. I difensori del Carroccio avevano presentato una consulenza "per dimostrare che i soldi che la Lega ha in cassa ora sono contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi. Sono somme non solo lecite ma che hanno anche un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico". Il procuratore Francesco Cozzi aveva annunciato che nel caso in cui il Riesame accogliesse la decisione della Cassazione avrebbe chiesto l'immediato sequestro dei fondi.
Salvini: "Gli italiani sono con noi"
"Gli avvocati faranno le loro scelte: se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi", ha dichiarato Salvini nel corso di una conferenza stampa. "Spero che la Procura di Genova si impegni sulla tragedia" di Ponte Morandi, ha sottolineato il leader della Lega, per poi concludere: "Io sono tranquillo, continuo a lavorare, i processi e le storie del passato che riguardano fatti di otto o dieci anni fa non mi appassionano". No comment del premier Giuseppe Conte: "Ne prendo atto ma non commento, da avvocato lo avrei fatto", ha risposto a chi gli chiedeva un parere sulla vicenda. "Prendo atto che ora per un partito politico sarà difficile svolgere attività politica", ha poi aggiunto.
Di Maio: "I fatti riguardano la Lega precedente a Salvini"
Anche l'alleato di governo di Salvini si dice tranquillo. "La sentenza fornisce ai magistrati tutti gli strumenti per reperire i fondi, come ho sempre detto, i fatti di cui viene accusata la Lega risalgono ai tempi di Bossi", ha detto Luigi Di Maio. E a chi gli ha chiesto se la questione imbarazzi il M5S, ha risposto: "No, i fatti riguardano il periodo antecedente alla gestione Salvini della Lega". Ha aggiunto che non ci sarà nessuna ricaduta sul governo: "Da parte nostra no. Sappiamo benissimo che c'è una sentenza, le sentenze si rispettano e si va avanti".
L’inchiesta
L’inchiesta sui fondi della Lega affonda le sue radici nel 2012, quando un militante si presenta in procura e denuncia fondi pubblici investiti illecitamente dal suo partito in Tanzania e conti offshore a Cipro. Nel corso delle indagini, gli inquirenti scopriranno anche il vasto uso personale dei rimborsi elettorali fatto dall’allora leader del Carroccio Umberto Bossi e dal suo tesoriere Francesco Belsito, a partire dal 2008. Tra le altre cose, Bossi li avrebbe utilizzati per pagare la laurea in Albania al figlio Renzo e mantenere il resto della famiglia. Nel luglio 2017 vengono emesse le condanne in primo grado per il fondatore della Lega Bossi a 2 anni e 5 mesi, per Belsito a 4 anni e 10 mesi e per altre 5 persone (tre dipendenti del partito e due imprenditori). Il processo di secondo grado è attualmente in corso, nelle sue fasi conclusive, davanti alla Corte di Appello di Genova.