Fondi Lega, Giorgetti: con sequestro soldi il partito non esisterà più
PoliticaIl sottosegretario, ospite della festa de Il Fatto Quotidiano, ha commentato l'ipotesi che il tribunale del riesame di Genova requisisca i futuri introiti leghisti. E su i conti pubblici: "Se sforare il 3% servirà a mettere in sicurezza il Paese allora dico sì"
"Se il prossimo 5 settembre il Tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, allora il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla festa de Il Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, ha commentato così l'ipotesi giudiziaria. "I soldi che avevamo sono stati presi dalla magistratura - ha proseguito Giorgetti - quindi noi non abbiamo più niente in questo momento". Le parole del sottosegretario si riferiscono alla possibilità che il tribunale del riesame di Genova possa decidere di sequestrare tutti i soldi del partito dopo la condanna per truffa ai danni dello Stato di Umberto Bossi e dell’ex tesoriere, Francesco Belsito.
L'inchiesta iniziata nel 2012
La vicenda dei fondi della Lega è emersa nel 2012, quando Belsito venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. Bossi dopo lo scandalo si dimise dalla carica di segretario, seguito dai suoi collaboratori. Nel luglio del 2017 sono arrivate le condanne di primo grado per il Senatur e per Belsito: due anni e 6 mesi all’ex capo della Lega, 4 anni e 10 mesi all’ex tesoriere. A luglio del 2018 il sostituto procuratore di Genova, Enrico Zucca, aveva chiesto un anno e 10 mesi di carcere e mille euro di multa per l’ex numero uno del Carroccio.
Il tema dell'immigrazione
Nonostante tutto, secondo Giorgetti, la vicenda non avrà alcuna ripercussione sul governo, come del resto non ci sono stati contraccolpi dopo l'iscrizione nel registro degli indagati di Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. "Abbiamo 5 anni per salvare il Paese dal disastro, se avessimo voluto staccare la spina il giorno dell'avviso di garanzia a Salvini, avremmo avuto un buon motivo, ma non lo abbiamo fatto". Ma sul tema dell'immigrazione il sottosegretario non risparmia una stoccata: "Matteo l'ha sparata grossa, ora è importante che non ne arrivino piu'", ha detto in merito alla promessa fatta in campagna elettorale sui 500mila rimpatri di clandestini. Comunque, ha assicurato Giorgetti, "Matteo sa tenersi tarato sulla pancia degli elettori e quando sentirà che è il momento di frenare, lo farà", ha detto, alludendo alla possibilità che gli elettori di Salvini cambino idea sulle sue posizioni nette e i toni accesi.
Il nodo Autostrade
Giorgetti ha poi continuato nella sua analisi a tutto tondo del partito - il "partito di riferimento del centrodestra", ha detto, "anche se secondo me sono ormai superate le categorie centrodestra e centrosinistra" - toccando gli altri temi caldi dell'estate appena trascorsa. Sulla revoca della concessione ad Autostrade, ad esempio, il sottosegretario ha detto che "la procedura è già avviata" e "bisogna andare dritto per dritto", nonostante i dubbi sul fatto che Anas abbia le strutture tecniche adeguate per gestire le autostrade. "La seconda possibilità è quella di fare una nuova gara con modalità diverse, su tariffe e manutenzione".
Giorgetti: "Questioni economiche? Si risolveranno"
Infine, Giorgetti ha affrontato la questione della politica economica, mettendo subito in chiaro: "Se si renderà necessario sforare il 3% per mettere in sicurezza il Paese, allora dico sì. Credo sia interesse anche dell'Europa". Mentre la norma contro le pensioni d'oro, voluta da M5s, per Giorgetti si farà, perchè "se qualcuno ha pompato le ultime retribuzioni, allora è giusto che la pensione venga ricalcolata". Un tema, quello economico, che secondo alcuni potrebbe dividere in futuro i due partiti di maggioranza. Ma Giorgetti è ottimista: "L'unico problema per mettere d'accordo Tria, Salvini e Di Maio è trovarli insieme. Quando si riesce a trovare un giorno per chiuderli un'ora in una stanza, con Conte, l'esperienza ci dice che le soluzioni si trovano".