Caporalato, cosa prevede la Legge Martina

Cronaca
Spesso a essere sfruttati dai caporali sono lavoratori migranti (Foto: Archivio Polizia di Stato)

La legge 199 del 2016 punta a punire anche gli imprenditori coinvolti. Nella parte "preventiva", si premiano le aziende che operano nella legalità

A Foggia si indaga per caporalato in merito alle ultime due stragi della strada costate la vita a sedici braccianti agricoli migranti in soli tre giorni, tra sabato 4 e lunedì 6 agosto. La legge per il contrasto a questa forma di sfruttamento, introdotta alla fine del 2016, è conosciuta anche come Legge Martina dal suo primo firmatario, l'ex ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina, che proprio riguardo agli ultimi episodi, ha scritto su Facebook: "La legge che abbiamo fatto non va cambiata, va applicata. Gli strumenti per la repressione ci sono, quelli per la prevenzione invece vanno rafforzati subito".  

Cos'è il caporalato

Il caporalato, fenomeno diffuso soprattutto in agricoltura ed edilizia e già inserito nel 2011 tra i reati perseguibili nel Codice penale, consiste nel reclutare dei lavoratori – spesso persone in difficoltà economiche o migranti – per trasportarli nei campi o nei cantieri e metterli a disposizione di un'impresa. Lavoratori che vengono sottopagati, nella maggior parte dei casi in nero, sottoposti a turni lunghi e faticosi, e spesso a violenze da parte dei "caporali", le persone che gestiscono questo traffico illecito. I caporali, a loro volta, sono spesso affiliati ad associazioni criminali più ampie, come le mafie locali.

Cosa prevede la Legge Martina

Proprio contro queste figure è stata pensata la legge 199 del 2016 (o Legge Martina), che estende responsabilità e sanzioni sia per i caporali sia per gli imprenditori che ricorrono alla loro intermediazione. La legge ha introdotto nuovi strumenti penali come la confisca dei beni (pratica che avveniva già nei confronti delle organizzazioni mafiose) e l'arresto in flagranza. 
È ed è suddivisa in dodici articoli e due sezioni: una repressiva e una preventiva. Quella repressiva inasprisce le pene per chi sfrutta manodopera in stato di bisogno, mentre quella preventiva mira a valorizzare le imprese in regola.

A Foggia la prima Rete del Lavoro

Ad esempio, per la parte riguardante il settore dell'agricoltura, le imprese vengono valorizzate attraverso l'iscrizione alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, che punta a promuovere la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori attraverso nuove forme di intermediazione e prevede che i ministeri predispongano un piano nazionale di accoglienza con soluzioni diverse per il trasporto dei lavoratori. Proprio a Foggia è nata la prima sezione territoriale della Rete, con il fine di far collaborare sindacati e organizzazioni agricole, Inps e istituzioni locali: obiettivo è definire come alloggiare e trasportare i lavoratori nella legalità.

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