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Anarchico minaccia Salvini su Fb, il ministro chiede 20mila euro

Cronaca
Foto d'archivio Ansa

"Sparati in bocca", aveva scritto il 23enne, attraverso un profilo fake,  commentando un post del 2016 dell'attuale vicepremier. Il leader della Lega lo ha denunciato per diffamazione e minaccia e adesso chiede un risarcimento. Processo aggiornato al 30 gennaio 2019

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Matteo Salvini ha chiesto 20mila euro di risarcimento a un giovane anarchico milanese, Valerio Ferrandi, che aveva denunciato per diffamazione e minaccia. Il caso ruota attorno a un commento scritto dal 23enne sotto a un post sul profilo Facebook del leader della Lega, nel 2016. Nel commento si leggeva: "Salvini, in nome della bellezza e dell'intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca. Ps: prima o poi verrai appeso a un lampione, ne sei consapevole?". Il ragazzo è il figlio dell'ex esponente dell'organizzazione terroristica 'Prima Linea', Mario Ferrandi.

Il commento a un post di Salvini dell'aprile 2016

Il post che il ragazzo aveva commentato, sotto falso nome, porta la data del 25 aprile 2016. Il ministro dell'Interno quel giorno aveva scritto: “Renzi, Boldrini e Matterella in piazza per il 25 aprile, ipocriti. Sfruttando il sacrificio di chi diede la vita per cacciare dall'Italia l'occupante straniero nel nome della Libertà, oggi sono complici e finanziatori di una nuova e violenta occupazione straniera, servi di una Unione Europea che ci sta rubando lavoro, diritti, sicurezza e speranza del futuro".

Ragazzo coinvolto: non era minaccia ma invito a studiare storia

Due mesi dopo, il leader leghista aveva presentato denuncia sia per lui che per la Lega. Di quest'ultima, però, il giudice, davanti al quale si celebra il processo, oggi (17 luglio) non ha ammesso la costituzione di parte civile. Il ragazzo coinvolto ha detto: "Il signor Salvini dovrebbe evitare le consuete provocazioni. La mia non era una minaccia ma un invito a studiare la storia per evitare che si ripeta ancora". Nei mesi scorsi, il pm Enrico Pavone aveva chiesto l'archiviazione che però era stata respinta da un gip che ha disposto l'imputazione coatta. Il processo è stato aggiornato al 30 gennaio del 2019.