Mafia, arrestato imprenditore edile legato a Matteo Messina Denaro
CronacaSi tratta di un 50enne di Castelvetrano, Trapani, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo la Dda di Palermo avrebbe gestito per anni attività economiche che facevano gli interessi della criminalità
La Dia di Trapani ha arrestato per associazione mafiosa un imprenditore edile di 50 anni ritenuto "uomo di fiducia del boss latitante Matteo Messina Denaro". All'arrestato, residente a Castelvetrano, sono state anche sequestrate due società a lui riconducibili: la Calcestruzzi Castelvetrani e Clemente costruzioni.
La rete di mafiosi-imprenditori
L'operazione, con l'esecuzione di un provvedimento del Gip del Tribunale di Palermo, rientra nell'ambito delle iniziative investigative condotte dalla Dia, coordinata dalla Dda di Palermo, per intaccare la rete di protezione del latitante Messina Denaro, considerato da anni il nuovo capo di Cosa Nostra. Il sistema messo a punto dagli investigatori prevede l'individuazione e l'eliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell'organizzazione di Castelvetrano. All'arresto dell'imprenditore si è arrivati grazie alle dichiarazioni rese ai magistrati da due collaboratori di giustizia, che hanno indicato il 50enne come una delle più attive espressioni imprenditoriali del sodalizio mafioso. Secondo gli inquirenti, il tratto caratteristico dell'azione del mandamento di Castelvetrano sarebbe, infatti, costituito dalla "presenza nel tessuto organizzativo della consorteria di mafiosi-imprenditori, che – si legge in una nota - sfruttando la forza di intimidazione, hanno finito per soffocare ogni possibilità di libera esplicazione dell'iniziativa economica nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo", sia pubblico che privato.
Il fratello dell'arrestato era un killer di Cosa Nostra
Secondo quanto ricostruito dalla Dia di Trapani, il nucleo familiare dell'arrestato ha sempre costituito lo 'zoccolo duro' della mafia a Castelvetrano. Il fratello del 50enne dell'arrestato, sarebbe stato secondo le autorità, uno degli uomini della cerchia più ristretta e fidata degli amici di Matteo Messina Denaro. L'uomo, oggi morto, è stato in passato condannato per mafia e per alcuni omicidi, e dopo diverse crisi depressive, si è suicidato in carcere nel 2008, proprio nel giorno del compleanno del boss dei boss. Braccio armato e killer di Cosa Nostra, l'uomo aveva esercitato insieme al fratello (arrestato oggi) l'attività imprenditoriale nelle due aziende di famiglia. Il 50enne, secondo il Gip, avrebbe avuto un rapporto di “collaborazione” di natura fiduciaria con Vito Cappadonna condannato per aver aiutato Messina Denaro durante la sua latitanza, mettendogli a disposizione vari alloggi e fungendo da vivandiere e co-detenuto del fratello suicida.
La famiglia dell'imprenditore dentro il sistema
Il legame tra la famiglia dell'arrestato e quella di Messina Denaro risulta anche nella società "Enologica Castelseggio", costituita negli anni Ottanta, oggi definitivamente confiscata in quanto diretta espressione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e strumento di riciclaggio. L'uomo arrestato, osserva il Gip, è risultato pienamente inserito nel contesto mafioso-imprenditoriale castelvetranese attraverso una logica spartitoria ispirata dai vertici della famiglia mafiosa (tra tutti il latitante ed i suoi parenti in libertà) ed attuata - ha precisato il magistrato - “mediante il sistematico ricorso alla violenza e alla minaccia nei confronti dei committenti riottosi a piegarsi di fronte alla sua caratura mafiosa”. Uno dei due pentiti che hanno aiutato la cattura dell'imprenditore avrebbe affermato durante un colloquio registrato in carcere nel 2014, che Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante arrestata dalla Dia di Trapani nel 2013, aveva ricevuto denaro dal 50enne e da altri imprenditori che in quel momento si spartivano le commesse controllate dalla famiglia. Le indagini hanno anche documentato alcuni riservati summit mafiosi a cui l'arrestato ha preso parte insieme a Dario Messina, presunto reggente della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo (TP).