Dieselgate, fermato l’amministratore delegato di Audi Rupert Stadler
CronacaIl gruppo automobilistico Volskwagen è sotto indagine dal 2015 da parte della procura di Monaco di Baviera, oltre che dalle autorità di diversi paesi, per lo scandalo sulla falsificazione delle emissioni di vetture munite di motore diesel
L'amministratore delegato di Audi, Rupert Stadler, è stato fermato dalle autorità tedesche nell'ambito dell'inchiesta sul "Dieselgate", lo scandalo sulla falsificazione delle emissioni di vetture munite di motore diesel. Lo riferisce la procura tedesca. Anche la Volkswagen ha confermato la notizia. Sono 20 finora le persone indagate al momento nell’ambito dell’inchiesta. Stadler è accusato di frode, dichiarazioni false e omissioni. La procura lo ha arrestato per il timore che possa falsificare le prove. All'inizio di giugno l'agenzia federale dell'auto aveva ordinato il richiamo di 60.000 Audi A6 e A7 dopo la scoperta di dispositivi "illeciti" che falsificavano i livelli di emissione si strada. A fine maggio gli inquirenti avevano ordinato delle perquisizioni sui luoghi di lavoro e nei domicili dei sospettati.
Settimo top manager del gruppo arrestato
Stadler è il ceo di Audi dal 2007 e nel 2010 è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Volskwagen. È il settimo top manager del gruppo ad essere stato arrestato da quando è scoppiato il Dieselgate, tre anni fa. La casa automobilistica non si è limitata a difenderlo ma l'anno scorso ha esteso di altri cinque anni il suo contratto e ha ampliato le sue responsabilità. Lui ha sempre sostenuto di non sapere nulla dello scandalo e di esserne completamente estraneo.
Volskwagen ha riconosciuto la propria responsabilità
Il gruppo automobilistico è sotto indagine dal 2015 da parte della procura di Monaco di Baviera, oltre che dalle autorità di diversi paesi, per lo scandalo Dieselgate. La scorsa settimana Volskwagen, di cui il marchio Audi fa parte, ha accettato di pagare, riconoscendo la propria responsabilità, la sanzione di un miliardo di euro decisa dalla procura di Stato di Braunschweig. Ma i guai giudiziari del gruppo, come ricorda Bloomberg, sono maggiori coinvolgendo non solo la Germania ma altri 55 paesi e comprendono anche la manipolazione del mercato azionario. Complessivamente il gruppo ha dovuto accantonare 27 miliardi di euro per fare fronte a sanzioni, riacquisto azioni e costi mentre gli investitori lo accusano di aver informato il mercato troppo tardi dell'inchiesta.