Lingua sarda in via d'estinzione, legge regionale per tutelarla

Cronaca
Foto d'archivio: ANSA
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Al Consiglio regionale è in discussione un testo unificato per la promozione dell’idioma che non è riconosciuto dallo statuto speciale. Al momento è parlato da meno della metà degli abitanti della Sardegna e "i bambini non lo usano più"

Una legge per evitare l'"estinzione" della lingua sarda. Al Consiglio regionale della Sardegna è in discussione il testo unificato per la tutela e la promozione dell'idoma, "il dna, il codice genetico dei sardi", come lo definisce il relatore Paolo Zedda. Previsto lo stanziamento di un milione e mezzo di euro all'anno fin dal 2018.

Il sardo "in via di estinzione"

Parlando in "limba", variante campidanese del sardo, Zedda ha ricordato al Consiglio regionale che il sardo rischia di scomparire. Questa lingua, che non è riconosciuta dallo statuto speciale, è parlata da meno della metà degli abitanti dell'isola e "i bambini non la usano più".

Pari dignità rispetto all'italiano

Alla discussione generale del testo ha partecipato anche il vicecapogruppo del Pd Roberto Deriu che nel suo intervento ha sottolineato l’intenzione di dare al sardo pari dignità rispetto all'italiano. Per riuscirci la legge si propone di promuovere l'insegnamento della lingua nelle scuole e l'utilizzo nelle istituzioni e nell'amministrazione. Nello specifico si propone l’introduzione di un organismo paritetico, il Comitato interistituzionale permanente per l'insegnamento della lingua sarda, costituito dal direttore dell'Ufficio scolastico regionale e dalla Regione. Inoltre si disciplina il finanziamento da destinare a tal fine, i requisiti e le modalità di reclutamento dei docenti, e l’introduzione di misure a favore del settore dell'informazione, dell'editoria e delle nuove tecnologie. C'è un pericolo che, però, secondo Deriu va scongiurato: "la nascita di una glottoburocrazia".

Il riconoscimento delle varianti storiche

Nel testo unificato vengono riconosciute le varianti storiche e locali della lingua sarda - come il logudorese, il campidanese e le parlate diffuse nelle singole comunità locali - e quelle "linguistiche alloglotte", come il gallurese, anche nelle varianti castellanese e corso-maddalenino, il sassarese e il tabarchino. Nella legge è prevista altresì l'adozione di una norma ortografica di riferimento, a cura della Regione, che imponga il possesso di una certificazione linguistica per svolgere le attività previste dalla legge. Si propone, infine, l'istituzione di un'Agenzia sarda per le lingue, l'Asal, che lavori all’attuazione della politica linguistica regionale al fine di assicurare un livello minimo di tutela degli idiomi delle minoranze storiche, del sardo e del catalano di Alghero.

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