Femminicidi in Italia, oltre 25 donne uccise da inizio anno

Cronaca
Foto: Archivio Ansa

L'episodio del calciatore che ha sparato alla sua ex a Prato prima di togliersi la vita si aggiunge alle decine di casi registrati dall’inizio del 2018. Nel 90% dei casi l'autore è una persona legata alla vittima da un rapporto di convivenza o ex convivenza

Ha ucciso l’ex fidanzata 30enne, prima di suicidarsi. L’omicidio a Prato di Elisa Amato, del 26 maggio, per mano dal calciatore del Tuttocuoio Federico Zini è soltanto l’ultimo degli oltre 25 femminicidi registrati in Italia in questo 2018. Dall’inizio dell’anno a oggi, infatti, circa il 38% delle persone uccise sono donne. Tra queste donne, circa il 40% dei casi è classificabile come femminicidio. Inoltre, secondo quanto segnalato dal Servizio centrale anticrimine della polizia, nel 90% dei casi di femminicidio l'autore era una persona legata alla vittima da un rapporto di convivenza o ex convivenza, mentre nel 40% circa degli episodi l'autore materiale dell’omicidio si è poi suicidato o ha tentato di togliersi la vita. Tuttavia, i dati di questa prima parte del 2018 confermano una preoccupante tendenza già registrata negli anni precedenti: è vero infatti che sta calando il numero generale degli omicidi, ma tra questi aumenta la percentuale di femminicidi.

I femminicidi nel 2018

Tra i casi di femminicidio di questo 2018 c’è quello avvenuto a Terzigno, nel Napoletano, lo scorso 20 marzo. Qui, una donna 31 anni è stata uccisa dal marito poco dopo aver accompagnato la figlia a scuola. L’uomo si è suicidato il giorno dopo e il suo corpo è stato ritrovato a pochi passi dal luogo in cui qualche ora prima aveva freddato la moglie. Più recente rispetto a quello di Terzigno è il caso della donna 46enne di origini sudamericane uccisa a Genova dal marito, l'8 aprile. L’uomo era ritornato in Italia dall’Ecuador per provare a riallacciare un rapporto difficile con la moglie ma, non riuscendoci, l’ha colpita con una coltellata al cuore. Infine, a Cisterna di Latina, lo scorso 28 febbraio, un appuntato dei carabinieri di servizio a Velletri ha sparato alla moglie con la pistola d’ordinanza dopo una lite in strada, poi è tornato in casa, ha ucciso le due figlie che dormivano e poi si è tolto la vita. La donna, subito ricoverata in gravissime condizioni, si è salvata. Alla base del gesto, una situazione coniugale difficile e la gelosia dell’uomo nei confronti della ex che l’aveva lasciato.

Femminicidio in Italia: percentuali in aumento

I dati del 2018 sono ancora parziali, ma non sembrano modificare la tendenza già evidente nel 2017. Secondo il rapporto Eures, nei primi 10 mesi dello scorso anno le donne uccise nel nostro Paese sono state 114, pari ad una vittima ogni due giorni e mezzo. In particolare, si tratta del 36,3% degli omicidi registrati nel periodo preso in considerazione. Eures, che ha stilato il "Quarto rapporto sul femminicidio in Italia", ha fornito anche i dati su un anno completo, cioè quelli sul 2016: sono state uccise 150 donne, il 37,1% del totale degli omicidi, la percentuale più alta in Italia dal 2000. Sempre secondo Eures, dal 2000 al 2016 sono diminuiti gli omicidi: erano 754 nel primo anno del nuovo millennio a fronte dei 404 del 2016. Si tratta del 46,4% in meno. Al contrario, è allarmante il rapporto tra la percentuale di femminicidi e il totale degli assassini: si passa infatti dal 26,4% (199) del 2000 al 37,1% del 2016 (150).

Si uccide sempre più in ambito familiare

Il rapporto Eures dimostra inoltre che è cresciuta anche la percentuale di femminicidi avvenuti in un contesto familiare familiare: dal 66,3% del 2000, si passa al 76,7% del 2016 con una media pari al 71,6 %. Nello specifico, gran parte dei femminicidi avviene all’interno della coppia: nel 2016 il 64,3% delle donne è stata uccisa dal coniuge (44,3%), dall’ex coniuge (16,5%) o dal partner (3,5%). Per quanto riguarda le motivazioni, è soprattutto la gelosia abbinata alla volontà del possesso il movente dei femminicidi: negli ultimi 16 anni il 30% dei casi è avvenuto per "possesso passionale" (il 31% nel 2016). Al secondo posto, fra le cause, "liti e dissapori" (il 21%).

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