È cominciato davanti alla Corte d'assise il processo al 28enne che lo scorso 3 febbraio aprì il fuoco su alcuni migranti ferendone sei. Il Comune si è costituito parte civile. L'uomo è accusato di strage aggravata dall'odio razziale e di 6 tentati omicidi
Luca Traini, il 28enne autore del raid razzista di Macerata, ha chiesto e ottenuto dai giudici il rito abbreviato. Si è aperto così, davanti alla Corte d'assise della città marchigiana, il processo nei confronti dell'uomo, accusato di strage aggravata dall'odio razziale, di sei tentati omicidi, di porto abusivo d'arma e di danneggiamenti. Lo scorso 3 febbraio, Traini aprì il fuoco dalla sua auto prendendo di mira tutte le persone di colore che incontrava e ferendo sei migranti, per vendicare l'uccisione di Pamela Mastropietro. Durante l'udienza, l’accusa gli ha contestato anche il reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione”, introdotto recentemente nel codice penale, e ha chiesto una consulenza psichiatrica di parte.
Difesa Traini: "Non è xenofobo"
La difesa di Traini, intanto, continua a respingere la tesi dell'odio razziale: per l'avvocato Giancarlo Giulianelli il 28enne non avrebbe sparato per xenofobia ma contro persone che, almeno nella sua mente, erano "presunti" spacciatori, come Innocent Oseghale, il primo cittadino nigeriano arrestato per la morte di Pamela. Secondo il legale, Traini ha avuto "un momento di defaillance a livello psicologico dovuto a un evidente disturbo della personalità". L'avvocato ha affermato che, secondo la consulenza psichiatrica della difesa, al momento di sparare Traini era "parzialmente incapace di intendere e di volere". Traini rischia almeno 15 anni di carcere, più eventuali aggravanti.
L'accusa contesta a Traini propaganda per discriminare
L'accusa, rappresentata dal procuratore Giovanni Giorgio, ha invece contestato a Traini la nuova fattispecie di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Il reato è previsto dal nuovo art. 604 bis del codice penale introdotto contestualmente alla recente abrogazione dell'art. 3 della Legge Mancino, che prevedeva l'aggravante dei reati per motivi d'odio razziale. L’accusa ha chiesto ai giudici anche la possibilità di far fare e poi depositare una consulenza psichiatrica di parte sull'imputato. La difesa aveva già depositato l'elaborato di un proprio consulente secondo cui Traini sarebbe seminfermo di mente per un disturbo bipolare, e si oppone a questa richiesta. Il consulente scelto dalla Procura di Macerata per la consulenza psichiatrica è Marco Marchetti, professore ordinario di Medicina Legale e Psicopatologia forense dell'Università del Molise, ed esperto di "hate crime". La corte deciderà in merito nella prossima udienza, prevista il 16 maggio. In quella sede la Corte si pronuncerà anche sulla richiesta di sequestro conservativo fino a 750mila euro di danni avanzata dall'avvocato che assiste l'unica ragazza rimasta ferita nella sparatoria.
Comune e Pd di Macerata tra le parti civili
Traini è arrivato in aula scortato dalla polizia penitenziaria, contemporaneamente al sindaco di Macerata Romano Carancini. Sono otto i migranti che chiedono un risarcimento a Traini nel processo. Si sono costituiti parte civile anche il Pd di Macerata (preso di mira da Traini durante il raid), il Comune di Macerata e due privati. La Corte non ha ammesso invece come parte civile il Pd nazionale e l’Acsim (associazione centro servizi per migranti). Poco prima di Traini erano arrivati alcuni dei feriti del raid del 3 febbraio, tra imponenti misure di sicurezza. Alcuni dei migranti feriti dal 28enne si sono fermati a parlare con i giornalisti. Uno di loro ha sollevato la camicia per fare vedere le cicatrici delle ferite nella zona del fegato, mentre un altro ha detto: "Bisogna pregare perché Dio tocchi il suo cuore". "È una giornata triste per la città", ha dichiarato invece il sindaco di Macerata, "credo che lo sia anche per l’aspetto umano di questo ragazzo".