Vestiti, tatuaggi, tinte per capelli, cosmetici, radiazioni emesse dai cellulari: siamo poco consapevoli di quanti rischi per la nostra salute si nascondano nei prodotti che usiamo ogni giorno. "Veleni quotidiani", la nuova inchiesta di Sky TG24
Dalla testa ai piedi, ogni giorno il nostro corpo viene a contatto con dei veri e propri veleni. Formaldeide, metalli pesanti, sostanze cancerogene o irritanti minacciano la nostra salute, ma quanto ne siamo consapevoli? Su questo indaga l'inchiesta "Veleni quotidiani" di Sky TG24, con il direttore Sarah Varetto. Lo speciale è disponibile su Sky On Demand oltre che su SkyTG24.it.
Cellulari e radiazioni, quali rischi?
Gli smartphone ci accompagnano durante tutta la giornata, dal risveglio fino alla notte quando li lasciamo sul comodino a caricare mentre dormiamo. Da anni centinaia di studi scientifici, italiani e internazionali, cercano di capire se il contatto prolungato con le radiazioni emesse dai cellulari possa causare tumori. La scienza è ancora divisa: centinaia di studiosi chiedono che le onde elettromagnetiche vengano classificate come "probabilmente cancerogene" dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), mentre attualmente risultano "possibilmente cancerogene". Ma in Italia alcune storiche sentenze hanno dato ragione a chi si è ammalato a causa dell’utilizzo del telefonino. Come difendersi? Facendo attenzione al valore “sar” (Tasso di Assorbimento Specifico) indicato nel libretto di istruzioni di ogni smartphone, un numero che indica la quantità di emissioni elettromagnetiche assorbita dal corpo. E, suggeriscono i produttori, tenendo il telefono ad almeno 1,5 centimetri di distanza dall’orecchio.
Un veleno per capello
Anche quando andiamo dal parrucchiere dobbiamo fare attenzione a cosa ci mettiamo in testa. Le tinture per capelli possono facilmente scatenare reazioni allergiche anche molto gravi, al punto che più persone di quanto immaginiamo sono costrette a rinunciarvi, o a ricorrere alle erbe tintorie come l’henné, il rabarbaro o la camomilla. Sulle confezioni spesso troviamo scritto “senza ammoniaca”, come se l’assenza di ammoniaca risolvesse tutti i problemi. Ma intervistando esperti e chimici, abbiamo capito che non è proprio così.
Tatuaggi, il pericolo sotto pelle
In Italia siamo sempre più tatuati. Il 12,8% della popolazione, secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, ha almeno un tattoo e il numero delle imprese di tatuatori è in crescita da anni. Ma dei rischi della permanenza dell’inchiostro sotto la pelle si parla poco, nonostante studi recenti abbiano dimostrato che le particelle di colore viaggiano nel sangue fino ai linfonodi. Da analisi chimiche su diversi campioni è emerso che gli inchiostri contengono nel 30% dei casi ammine aromatiche cancerogene e nel 10% dei casi metalli pesanti oltre la soglia di legge. Caratteristiche che possono diventare un serio problema quando si deve fare una risonanza magnetica. Senza contare che l’inchiostro può nascondere le prime manifestazioni di un melanoma.
Vestiti tossici, attenzione alle scritte gommate
Stando a uno studio europeo, l’8% delle patologie dermatologiche è dovuto ai vestiti che indossiamo. Nei tessuti si possono nascondere sostanze cancerogene come la formaldeide o irritanti come solventi e coloranti. Gli ftalati, spesso presenti nelle stampe o nelle scritte delle magliette per bambini, possono agire come interferenti endocrini, creando scompensi ormonali. Esistono delle certificazioni di sicurezza che i marchi di abbigliamento possono applicare sui propri capi, ma solo una minima percentuale dei vestiti in commercio è “etichettata”. E i controlli sono ancora più ridotti quando si tratta di capi importati da Paesi, come quelli orientali, che hanno norme di sicurezza e composizione molto diverse da quelle europee.
Cosmetici, occhio al "trucco"
Il problema dei controlli insufficienti sui prodotti importati riguarda anche i cosmetici. Nei negozi e nelle bancarelle non è raro imbattersi in trucchi e creme contraffatti o nocivi. Molte persone, soprattutto se allergiche, ricorrono ai prodotti “nichel free” o “nichel tested”, ma sono definizioni non regolamentate che le aziende possono applicare senza attenersi a vincoli specifici. Il risultato, spesso, è disastroso: dermatiti, rush cutanei, fino allo shock anafilattico. Per proteggersi bisogna imparare a leggere l’etichetta, ma se sull’etichetta le informazioni fossero parziali o scorrette? Non resta che fidarsi.