Tangenti sanità Milano, primario del Pini: leciti rapporti con imprese

Cronaca

È durato tre ore l'interrogatorio di garanzia di Giorgio Maria Calori che ha negato qualsiasi conflitto di interessi tra il suo ruolo e i suoi rapporti con l'imprenditore Brenicci, finito in carcere. Ai domiciliari anche altri medici dell'Istituto e del Galeazzi 

"Con sentenza del 19.12.2019 il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di patteggiamento del Sig. Cucciniello ad anni 2 di reclusione, concedendogli la sospensione dell’esecuzione della pena".

 

 

“Nessun conflitto d’interessi nei miei rapporti con l'imprenditore Tommaso Brenicci”. Si è difeso così Giorgio Maria Calori, il primario del Cto-Pini, arrestato tre giorni fa nell'inchiesta su presunte tangenti nella sanità milanese, durante le tre ore di interrogatorio di garanzia davanti al gip Teresa De Pascale. Il primario di ortopedia dell’istituto è stato arrestato insieme ad altre cinque persone e si trova ora ai domiciliari.

Tre ore di interrogatorio di garanzia

“Il mio assistito ha avuto la conferma dal gip che questa vicenda non ha nulla a che fare con la sua professionalità e questo vale per le notizie di stampa pubblicate in questi giorni e che verranno affrontate nelle opportune sedi giudiziarie", ha affermato il legale di Giorgio Maria Calori, Nerio Diodà. Nell'inchiesta allo stato non vengono contestate presunte lesioni a Calori. Sul tavolo dei magistrati, comunque, in questi giorni sono arrivate una serie di segnalazioni da pazienti la lui operati.

Gli arresti

L'indagine, coordinata dai pm di Milano Eugenio Fusco e Maria Letizia Mannella, ha portato agli arresti domiciliari per corruzione i primari Calori, 61 anni, Carmine Cucciniello, 62 anni (primario di Ortopedia, traumatologia correttiva) e il direttore sanitario Paola Navone, 59 anni, tutti dell'ospedale Pini di Milano. Ai domiciliari per corruzione anche due medici dell’ospedale Galeazzi: Lorenzo Drago e Carlo Luca Romanò, uno a capo dell'unità di Chirurgia ricostruttiva e l'altro del Laboratorio analisi. L’unico a essere finito in carcere è l’imprenditore Tommaso Brenicci che tra il 2012 e il 2017 avrebbe fornito sistemi per la rigenerazione dei tessuti ossei al Pini per 5,6 milioni di euro, anche grazie all’aiuto dei due primari e con una procedura che non prevedeva la gara d’appalto.

L'indagine

L'inchiesta riguarda in particolare dispositivi, tra cui protesi ortopediche, che sarebbero state introdotte dai medici negli ospedali in cambio di denaro e favori di altro genere (che potevano comprendere anche cesti di Natale da mille euro e borse firmate). Un'indagine che si è sviluppata da quella che, l'anno scorso, aveva portato all'arresto del primario del Cto-Pini Norberto Confalonieri.

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