Giulio, ingengnere arrestato il 9 gennaio 2017, è accusato di cyberspionaggio insieme alla sorella Francesca Maria. Per la Procura, i due eseguivano "una massiva attività che ha puntato a carpire dati sensibili di istituzioni, partiti politici e industrie"
"Puntavano ad infettare 18mila pc"
Nel corso della requisitoria, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Roma, il pm ha spiegato che gli Occhionero hanno creato negli anni "una vera e propria rete telematica che puntava ad infettare circa 18 mila pc in modo da carpire dati sensibili all'insaputa del proprietario del computer". Secondo l'accusa sono 1935 i personal computer dei quali l'ingegner Occhionero aveva anche le password, e di cui quindi aveva il pieno controllo. Tra i pc presi di mira anche quelli della Camera e del Senato, dei ministeri degli Esteri e della Giustizia, del Pd, di Finmeccanica e della Banca d'Italia. Per i pm, i fratelli avrebbero tentato di violare anche le mail dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, del presidente della Bce Mario Draghi e dell'ex premier Mario Monti.
Oltre 6mila persone spiate
Secondo l'accusa, all'ingegnere Giulio Occhionero spetta la "responsabilità di avere concepito, pianificato e alimentato dal 2001 un sistema per l'acquisizione" di un numero enorme di dati. Per gli inquirenti sono oltre tre milioni e mezzo le mail carpite e 6mila le persone spiate. Occhionero avrebbe creato una rete "botnet" con la quale, grazie all'utilizzo di un virus che entrava nei computer attraverso un messaggio email, è riuscito a immagazzinare su alcuni server negli Stati Uniti dati, password e messaggi.