Il giovane italo-marocchino è accusato di "partecipazione all'associazione terroristica dello Stato Islamico" ed è autore del primo testo di propaganda all'Isis in italiano. Questore: "Dalla fase di studio stava passando all'azione"
“Stava studiando come usare il coltello e come preparare il camion per eventuali attentati. Poteva compiere delitti”. Un 23enne italo-marocchino è stato arrestato questa mattina dalla Polizia al termine di un'indagine dell'Antiterrorismo coordinata dalla procura di Torino. Si tratta di Elmahdi Halili, autore del primo testo di propaganda dell'Isis in italiano. Per lui l'accusa è di "partecipazione all'associazione terroristica dello Stato Islamico". Nei confronti di Halili il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere al termine dell'indagine della Digos torinese, con il supporto del Servizio per il contrasto dell'estremismo e del terrorismo esterno dell'Ucigos.
Questore: Halili pensava a camion attentati
"Siamo intervenuti senza indugio. Abbiamo dovuto agire immediatamente per eliminare questa minaccia: Halili poteva compiere delitti”, ha spiegato il questore di Torino. ”C'è stata un'escalation nel suo percorso. È passato dall'auto indottrinamento al cercare e contattare soggetti, 'lupi solitari', che potessero compiere azioni terroristiche”.
“Halili cercava lupi solitari”
Secondo gli inquirenti, Halili identificava e contattava soggetti che potessero agire sul campo. "Era il momento di intervenire. Non potevamo permetterci che individuasse l'obiettivo da colpire”, ha spiegato il questore di Torino Francesco Messina. Gli incontri tra Halili e le persone da lui individuate nell'azione di proselitismo avvenivano a Torino e in provincia. Si tratta di soggetti violenti, potenzialmente adatti a compiere attentati: italiani convertiti all'Islam e stranieri. Il questore ha raccontato che, al momento dell’arresto, il giovane ha gridato: "Tiranni! Vado in prigione a testa alta".
Già arrestato nel 2015
Il 23enne era già finito al centro di un'inchiesta della Procura di Brescia e della Digos che lo avevano bloccato nel marzo del 2015 dopo che aveva pubblicato in rete un manuale islamico. Aveva patteggiato una pena di due anni per apologia del terrorismo. L'inchiesta, denominata 'Balkan Connection', aveva portato alla scoperta di persone in grado di arruolare soldati per l'Isis. Tra questi anche il foreign fighter bresciano Anas El Abboubi, arrestato, scarcerato dal Riesame e poi andato in Siria a combattere. Quest'ultimo sarebbe morto, ma non ci sono documenti ufficiali.
Perquisizioni nel Nord Italia
Nell'ambito della stessa indagine sono in corso perquisizioni da parte della Polizia nei confronti di soggetti legati ad ambienti dell'estremismo islamico. 13 i decreti di perquisizione emessi e scattati a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia. Nell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni italiani convertiti all'Islam, oltre a cittadini di origine straniera: l'accusa ipotizzata e' di aver svolto una campagna di radicalizzazione e proselitismo sul web.
Minniti: minaccia mai così alta
Ieri un altro arresto per terrorismo è avvenuto a Foggia. Nel commentarlo, in un'intervista alla Stampa, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha definito l'indagine "senza precedenti" in Europa: "Grazie a un'indagine svolta da personale super-specializzato siamo stati capaci di penetrare un 'cuore di tenebra'. Lì veniva utilizzato il vocabolario tipico dell'Isis e di Al Adnani, il ministro della propaganda del Califfato. L'elemento di novità assoluta è che tutto questo avviene qui, non a Dacca o nei territori dell'Isis. Nel cuore dell'Europa". E ancora: "Il quadro della minaccia di Isis rimane radicalmente immutato. Anzi, la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l'elemento 'territoriale' del Califfato, dall'altro aumenta la pericolosità della componente terroristica".