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Firenze, senegalese ucciso: rabbia a presidio, spinto Nardella

Cronaca

Sit-in di protesta di circa 300 persone, quasi tutte senegalesi che vivono in Toscana. Il venditore ambulante è morto lunedì 5 marzo: è stato colpito dai proiettili di un uomo che voleva suicidarsi e che, non trovando il coraggio, ha ucciso un altro a caso

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Circa 300 persone, quasi tutte di origine senegalese e che abitano in Toscana, si sono riunite in un presidio a Firenze per protestare contro l'omicidio di un loro connazionale al Ponte Vespucci (FOTO). L’uomo è stato ucciso lunedì 5 marzo da un 65enne: secondo le ricostruzioni, il 65enne voleva suicidarsi per via della difficile situazione economica che stava attraversando, ma non trovando il coraggio di farlo ha poi sparato senza una motivazione al venditore ambulante 54enne. Intanto una deputata senegalese: "Noi vogliamo la pace, ci vuole calma e serenità ma questo è un omicidio indigeribile".

Spinte al sindaco Nardella

Sul luogo della protesta è arrivato il sindaco di Firenze Dario Nardella per incontrare i connazionali dell'uomo ucciso. Nardella ha però dovuto subito abbandonare il presidio perché contestato con insulti e spinte da parte dei manifestanti, tra cui c'erano anche diversi italiani. Il sindaco ha così rinunciato all'incontro dopo aver comunque evidenziato al portavoce storico dei senegalesi a Firenze, Pape Diaw, il pluridecennale rapporto di collaborazione e dialogo di Palazzo Vecchio con gli immigrati africani in città. "La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza. Vado via per non alimentare le provocazioni", ha detto Nardella.

Organizzata assemblea contro il razzismo

Dopo le tensioni tra manifestanti e il sindaco Nardella, polizia e carabinieri hanno riportato alla calma il gruppo di senegalesi, affiancato da esponenti dei centri sociali, che voleva sfondare il cordone delle forze dell'ordine per realizzare un corteo sui lungarni di Firenze. A calmare gli animi è stata anche la richiesta di pregare fatta dall'imam Izzedin Elrir. Al richiamo dell'imam, decine di senegalesi si sono inginocchiati e hanno iniziato la preghiera. "Ho ricordato loro che la nostra fede religiosa ci dice che quando c'è un defunto bisogna pregare Allah e non alzare la voce o, peggio ancora, usare violenza. Hanno capito", ha poi spiegato ai giornalisti Elzir. Nel frattempo, un altro gruppo formato quasi completamente da senegalesi è rimasto sul ponte Vespucci e ha iniziato un'assemblea in lingua italiana dove si parla dell'omicidio avvenuto e si critica fortemente la cultura del razzismo.

Deputata Senegal: "Omicidio indigeribile ma ci vuole calma e serenità"

Anche la deputata all'assemblea nazionale del Senegal, Mame Diarra Fam, ha incontrato i 300 connazionali radunati sul ponte Vespucci e ha parlato loro invitandoli "alla serenità, alla calma". Poi, parlando con i giornalisti, ha detto: "C'è una forte collaborazione fra le autorità italiane e quelle del Senegal, abbiamo iniziato un percorso molto bello che non si può risolvere con la violenza. Però l'omicidio del nostro connazionale è una cosa indigeribile. Io nel 2011 all'aeroporto in Senegal ho accolto i due morti uccisi proprio qui a Firenze", riferendosi ai due venditori ambulanti uccisi nel 2011 in piazza Dalmazia. "Ora è successo di nuovo qui a Firenze - ha aggiunto -. È davvero puro, puro caso? Noi diciamo sempre la parola pace, ma vi sembra normale che accada a noi senegalesi? Vogliamo che i senegalesi vengano rispettati". La deputata ha concluso dicendo: "Mi fido della legge italiana e credo che giustizia sarà fatta".

Fiori deposti sul ponte Vespucci

Fiori di colore acceso, arancio, rosso, giallo sono stati deposti sul luogo dell'omicidio. Accanto ai fiori, anche dei piccoli cartelli. Su uno c'è scritto "La pazzia e la disperazione umana non hanno limiti. Ci mancherai tanto. Mi raccomando... vendi tutto anche lassù". Tanta è la disperazione suscitata da questo omicidio tra i senegalesi a Firenze. All'inizio del presidio le forze dell'ordine hanno fatto intervenire un'ambulanza per soccorrere un immigrato che, sembra per la rabbia e la disperazione, ha cominciato a colpire più volte con la testa un palo di un semaforo, ferendosi. L'uomo è stato portato in ospedale per controlli.

Figlia dell'assassino aveva chiamato 113: "Mio padre è armato"

Intanto, emerge un retroscena sull'omicidio del venditore ambulante. Negli stessi minuti in cui l'omicida faceva fuoco contro il senegalese, la figlia stava chiamando il 113 dicendo che il padre era uscito in strada armato, dopo aver lasciato un biglietto dal cui contenuto si poteva pensare che intendesse togliersi la vita. "Temo per l'incolumità di mio padre, ha con sé delle armi", ha detto la giovane al telefono con la centrale della questura. Il padre le ha lasciato un biglietto con delle istruzioni per delle operazioni bancarie, per ritirare tutti i soldi dal conto ed evitare che i creditori ne entrassero in possesso. Al termine del testo, poche frasi di saluto scritte in stampatello con inchiostro nero. Pochi minuti dopo essere uscito di casa l'ex tipografo, non trovando la forza di suicidarsi, ha sparato sei colpi di pistola uccidendo il venditore ambulante, "per andare in galera", ha spiegato agli inquirenti, e non dover tornare più a casa.