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Arriva l’etichetta per le materie prime di pasta e riso: come funziona

Cronaca
La pasta è sinonimo di made in Italy, anche se spesso il grano con cui è prodotta non è italiano (Fotogramma)

L'accorgimento che verrà introdotto a breve servirà a rendere più consapevoli i consumatori sull'origine delle farine e delle diverse qualità di riso. Coldiretti: boccata di ossigeno per i produttori italiani

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Arriva l'indicazione dell'origine di grano e riso sulle confezioni, e secondo Coldiretti darà una boccata d'ossigeno ai produttori italiani accerchiati dall'offerta a basso costo di materie prime estere. L'associazione sottilinea come un pacco di pasta su tre, in Italia, è fatto con grano straniero. Spesso, quest'ultimo è di inferiore qualità e trattato con sostanze vietate nella Penisola. Per quanto riguarda il riso invece, un pacco su quattro contiene prodotto straniero, con ripercussioni sulle quotazioni del riso italiano, crollate del 58% per l'Arborio e il Carnaroli.

La pressione sui produttori nostrani

I prodotti stranieri vengono spesso favoriti dagli accordi che regolano i rapporti con i Paesi meno avanzati, con la possibilità di importare nell'Unione europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Secondo i coltivatori diretti, questo ha causato una vera e propria invasione di prodotto dai paesi asiatici, da dove proviene ormai la metà del riso importato. Il risultato di quest'apertura ha provocato una spirale verso il basso dei prezzi nazionali di grano e riso, che ha eroso i margini dei produttori italiani con il rischio di abbandono delle colture per un territorio di 2 milioni di ettari, situati spesso in aree marginali. Finora il prodotto straniero poteva essere utilizzato nella produzione di pasta a marchio italiano senza l'obbligo di renderlo noto: con le regole sull'etichettatura che entreranno in vigore dal 17 febbraio il consumatore potrà valutare, all'atto dell'acquisto, l'origine del grano e del riso.

Come funziona la nuova etichetta

Dovranno essere specificati i Paesi in cui viene coltivato il grano e il Paese di molitura; se il prodotto proviene da una pluralità di Paesi le diciture possibili saranno tre: "Paesi Ue", "Paesi non Ue" e "Paesi Ue e non Ue". Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE". Per quanto riguarda il riso, l'etichetta dovrà riportare il "Paese di coltivazione del riso", il "Paese di lavorazione" e il "Paese di confezionamento". L'arrivo di questi ulteriori dettagli è stata accolta con favore dal 96% dei consumatori intervistati da Coldiretti: "Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in italy prodotto in Italia che non si arrendono ai pronunciamenti della Giustizia e vogliono continuare ad ingannare i cittadini" ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, "cercando subdolamente di frenare nel nostro Paese l'entrata in vigore di una norma di trasparenza e grande civiltà".