Caso Corona, pm: "Confiscare la casa ma ridargli 1,8 milioni di euro"

Cronaca
Foto d'archivio (Ansa)
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La richiesta della restituzione della somma di denaro deriva dal fatto che l'ex fotografo dei vip avrebbe pagato in parte le tasse. Ma sull'abitazione il 're dei paparazzi' chiede: "Lasciatemela, così la rivendo e la mia società paga quello che deve ancora"

Confiscare la casa a Fabrizio Corona ma 'restiturgli' circa un milione e ottocentomila euro perché ha pagato in parte le tasse. È questa la richiesta conclusiva del procuratore aggiunto di Milano, Alessandra Dolci, nel procedimento davanti alla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano chiamata a decidere se confiscare l'appartamento di via De Cristoforis, nella zona della movida milanese, e i 2,6 milioni in contanti trovati in parte nel controsoffitto di una collaboratrice dell’ex fotografo dei vip e in parte in Austria. Ma lo stesso 're dei paparazzi' ha avanzato un’altra richiesta ai giudici che entro 90 giorni dovranno decidere sulla confisca: "Lasciatemi la casa, così io che sono Fabrizio Corona la rivendo a 2,5 milioni di euro, anche se vale 1,5, e con quei soldi la mia società paga le tasse che deve ancora". 

I soldi nelle cassette di sicurezza in una banca austriaca

Nello specifico, degli oltre 2,6 milioni di euro sequestrati a Corona nel 2016, oltre 1,7 milioni furono trovati in un controsoffitto della casa della collaboratrice Francesca Persi e oltre 800mila euro nelle cassette di sicurezza austriache. Il pm ha chiesto il dissequestro di circa 1,8 milioni e in particolare va revocato, secondo la Procura, il sequestro dei 'soldi austriaci' perché su quelli l'ex 'fotografo dei vip' "ha pagato" le imposte. Sui contanti del controsoffitto, invece, il pm ha chiesto la confisca solo di 758mila euro, ossia dell'"ammontare dell'imposta evasa sull'intera somma". Sulla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, il pm si è poi richiamato "al decreto già emesso" dal tribunale in passato, ma senza chiedere aggravamenti nelle richieste finali.

Il sequestro della casa. Corona: "Lasciatemela"

Il pm Dolci, ha affrontato anche la vicenda della casa sequestrata a Corona nel 2016 e ha illustrato i "profili di opacità" che avrebbero riguardato la vendita dell'immobile, che fu intestato "fittiziamente" a un ex collaboratore e amico dell'agente fotografico. Corona, ha spiegato il pm, "in quel momento", nel 2008, "riteneva opportuno intestare ad altri quell'immobile perché aveva un'esposizione verso il Fisco considerevole e non poteva intestarlo nemmeno alla sua società Fenice srl, che non versava le imposte". Quel bene, secondo il pm, "sarebbe stato facilmente aggredibile dall'Agenzia delle entrate" se fosse stato intestato a Corona o alla Fenice. L'ex 're dei paparazzi', tra l'altro, per il pm, usava la cassa della sua società Fenice anche per le sue spese personali e la "provvista con cui comprò quell'immobile veniva dalla bancarotta della società". Una "totale confusione tra la persona fisica Corona - ha insistito il pm - e quella giuridica società". Corona, però, vorrebbe tenere la casa perchè spera di riuscire a rivenderla ad un milione di euro in più rispetto al valore della perizia. Quei soldi poi li impiegherebbe "non in vacanze alle Maldive", ma con quel denaro la Fenice srl, pagherebbe le tasse che ancora deve.

La sentenza del 12 giugno

Lo scorso 12 giugno, Corona era stato condannato a un anno di carcere dal Tribunale di Milano per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Erano però cadute le accuse di violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione e intestazione fittizia dei beni sui 2,6 milioni di euro. L'ex fotografo dei vip era stato condannato quindi solo per un illecito fiscale su una cartella esattoriale. I contanti, avevano scritto i giudici, erano i ricavi in nero dell'ex agente fotografico e non reggeva l'ipotesi secondo cui le somme potessero "avere un'origine diversa dall'attività imprenditoriale di Corona" e fossero state "a lui affidate da terzi in custodia o a fini di reimpiego".

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