Scontro fra treni in Puglia, chiusa l'inchiesta: 19 indagati

Cronaca
Lo scontro fra i treni sulla tratta Andria-Corato del 12 luglio 2016 provocò 23 morti e 50 feriti (LaPresse)

La procura di Trani ha chiuso le indagini sull'incidente ferroviario del 12 luglio 2016, che causò 23 morti e 51 feriti. Per i pm errori materiali dei capostazione e del capotreno, ma le responsabilità sarebbero anche di Ferrotramviaria

Il 12 luglio 2016 due treni si scontrarono in Puglia, sulla tratta fra Andria e Corato. Ci furono 23 morti e 51 feriti. Oggi la procura di Trani ha chiuso l'inchiesta sull'incidente ferroviario, nel quale risultano indagate 18 persone e la società Ferrotramviaria.

Le accuse

Il procuratore di Trani, Antonino Di Maio e i sostituti Michele Ruggiero, Alessandro Donato Pesce e Marcello Catalano contestano agli indagati, a vario titolo, i reati di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.

"Errore di comunicazione"

Stando alla ricostruzione dei pm, a causare l'incidente fu un errore di comunicazione tra le due stazioni. Per questo risultano indagati i due capostazione (uno dei quali recentemente reintegrato sul posto di lavoro) e il capotreno che viaggiava sul convoglio partito da Andria (il collega a bordo del treno partito da Corato è invece morto nell'incidente). Dalla stazione di Andria, secondo la ricostruzione dei magistrati, fu dato l'ok alla partenza del treno senza aspettare l'arrivo del convoglio proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata neppure comunicata. Ai due capostazione si contesta anche di aver falsificato i registri contenenti le annotazioni sui "via libera" per la partenza dei treni. 

Le accuse a Ferrotramviaria

Le responsabilità, però, riguarderebbero anche coloro che avrebbero dovuto garantire più sicurezza. Per questo sono coinvolti anche dieci tra dirigenti e funzionari di Ferrotramviaria, accusati di non aver adeguatamente valutato il rischio, violando una serie di norme sulla sicurezza, comprese direttive ministeriali ed europee, e non rispettando il contratto di servizio per l'esercizio delle ferrovie stipulato con la Regione Puglia. L'azienda non avrebbe programmato il necessario adeguamento tecnologico della tratta e le viene contestato di aver risparmiato 664mila euro sui lavori per l'installazione del "blocco conta assi" e della "fibra ottica" su quella tratta.

"Strategia aziendale finalizzata agli utili"

Per l'accusa, sarebbe stato sottovalutato il pericolo nonostante ben 20 inchieste disciplinari relative a "situazioni critiche e potenzialmente dannose per la sicurezza e la regolarità della circolazione ferroviaria" aperte fra il 2003 e il 2015 a seguito di incidenti sfiorati, avessero evidenziato "il grave e concreto rischio per la salute". Stando ai magistrati, insomma, gli indagati avrebbero "attuato una strategia aziendale finalizzata ad accrescere gli utili" ma "non la sicurezza della circolazione".

Coinvolti dirigenti del ministero delle Infrastrutture

Tra gli indagati ci sarebbero anche due dirigenti del ministero delle Infrastrutture, i quali secondo i pm non avrebbero “compiuto verifiche periodiche” e non avrebbero adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il sistema del blocco telefonico su quella tratta a binario unico, dove secondo la procura di Trani c'era una “insufficiente copertura della rete di telefonia mobile e quindi delle consequenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”.

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