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Parma, tre arresti per tratta calciatori dalla Costa d’Avorio

Cronaca

Indagini partite dalla segnalazione di una presunta tratta di giovanissimi da destinare ad attività sportive

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Un cittadino italiano e due ivoriani sono stati arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Al centro dell'inchiesta che ha portato ai tre fermi, l'ingresso illegale in Italia di giovani calciatori provenienti dalla Costa D'Avorio. Tra loro, anche un centrocampista dell'Inter.

L'indagine della polizia

L'attività investigativa, condotta dalla squadra mobile di Parma e dallo Sco, il Servizio centrale operativo, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica della città emiliana ed è partita – come spiega una nota – “da una segnalazione pervenuta dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip), riguardante proprio un presunto favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di minori da destinare ad attività sportive”.  

Il perno dell'organizzazione

L'accusa nei confronti dell'italiano e dei due ivoriani finiti in manette è proprio quella di aver fatto entrare clandestinamente in Italia baby calciatori della Costa d'Avorio. Oltre al già citato reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, i tre sono accusati anche di falso; cinque gli indagati. Perno dell'organizzazione, secondo la polizia, un agente 32enne originario del Siracusano ma residente a Parma, già noto alle forze dell'ordine per un'inchiesta della Dda di Catanzaro per contatti con una cosca.

La tratta di baby calciatori

Perquisizioni, oltre che a Parma, sono state eseguite anche a Milano. Secondo quanto accertato, cinque giovani fra i 13 e i 17 anni della Costa d'Avorio sarebbero entrati nel nostro Paese con documenti contraffatti che attestavano falsi rapporti di parentela con ivoriani con la residenza italiana. Tramite l'escamotage del ricongiungimento familiare, i minori ottenevano il visto e, a quel punto, potevano entrare nel circuito calcistico. L'agente 32enne al centro dell'inchiesta ne avrebbe ospitati a casa tre, proponendoli poi ai club, che erano all'oscuro di tutto.