Somalia, traffico illegale di tank dell'Esercito: quattro arresti

Cronaca
Soldati dell'Esercito Italiano impegnati in una missione all'estero (archivio Ansa)
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Tre somali in carcere e un italiano ai domiciliari. L'operazione della Dda di Firenze ha sgominato una banda accusata di trasferire illecitamente al Paese africano veicoli non demilitarizzati

Associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento. Questo il capo d'imputazione che ha portato all'arresto di quattro persone nell'ambito dell'operazione denominata "Broken Tank". Si tratta di tre cittadini somali e di un italiano accusati di aver trasportato in Somalia mezzi militari fuori uso senza rimuovere le dotazioni belliche.

I veicoli esportati

I quattro uomini sono stati arrestati nella mattina del 4 ottobre dagli agenti della Polizia di Stato tra Firenze, Pisa e Trapani. L'azione si è svolta al termine di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e volta a far luce sul trasferimento illecito dall'Italia alla Somalia di veicoli un tempo in uso alle forze armate italiane. In particolare si trattava di mezzi dismessi dall'Esercito Italiano, ma non demilitarizzati, cioè non privati delle caratteristiche tipiche necessarie al loro uso in scenari di guerra. Si parla di dotazioni come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende non visibili di notte. Dotazioni che, in base alle leggi italiane, ne impedirebbero di fatto il trasferimento a terzi.

La rete di esportazione

Il presunto sistema illecito messo in piedi dalla banda criminale, si basava sull'aggiramento della rigorosa normativa italiana che parifica i veicoli militari ai cosiddetti materiali di armamento. Per questi è vietata la cessione e l'esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali. Inoltre, il presunto traffico avrebbe violato la normativa internazionale, recepita dall'Italia, che dispone l'embargo verso la Somalia e il divieto assoluto di trasferirvi veicoli militari. Secondo quanto scoperto dagli investigatori del compartimento della Polizia Stradale della Toscana, coordinati da Giuseppe Creazzo, procuratore capo della Repubblica di Firenze, e dal sostituto procuratore Giuseppina Mione, il gruppo di somali, dopo aver reperito i veicoli militari in tutta Italia, riusciva a trasferirli in Somalia. Per farlo la banda si sarebbe avvalsa di una larga rete di complicità e connivenze offerta da coindagati italiani, fra cui autodemolitori, trasportatori e spedizionieri.

Il sistema per aggirare i controlli

Secondo quanto rivelato dalle autorità, gli indagati erano operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia Romagna e Sicilia. In queste regioni il gruppo avrebbe intessuto rapporti per acquistare camion fuori uso dell'Esercito per poi trasferirli in Somalia, dove ad aspettarli c'era un'altra cellula dell'organizzazione criminale. Per riuscire a eludere i controlli doganali divenuti sempre più rigorosi, gli indagati avrebbero modificato, nel corso del tempo, la loro tattica di esportazione. I monitoraggi della Polizia hanno chiarito che invece di caricare sui container i camion interi e spedirli in Somalia, via mare, il gruppo s'incaricava prima di smontarli o tagliarli a pezzi, in modo da farli apparire, al controllo doganale, come semplici parti di ricambio. A rendere credibile la spedizione venivano poi prodotte false fatture o false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali. Allo stesso scopo, spesso, i veicoli sarebbero stati riverniciati per occultarne l'origine militare.

Partenze anche dal Belgio

Una volta giunte in terra somala, le varie parti venivano trasportate in apposite officine e riassemblate per ricostituire i veicoli nella loro interezza. Una tattica molto rischiosa e compromessa dai controlli doganali sempre più serrati. Per questo motivo, rivelano gli inquirenti, la banda avrebbe iniziato a far partire i carichi non più dai porti italiani, ma da quello belga di Anversa, dove i veicoli venivano trasportati, coperti da teloni, a bordo di tir.

L'operazione "Broken Tank"

L'intero sistema è stato fermato all'alba del 4 ottobre quando gli agenti della Dda di Firenze, su disposizione del gip del Tribunale, Mario Profeta, hanno condotto in carcere i tre somali e isolato agli arresti domiciliari l'italiano. L'operazione denominata "Broken Tank", non sarebbe finita poiché gli investigatori della Polizia Stradale e della Questura di Firenze, insieme a quelli della sezione di polizia giudiziaria della Procura, dovranno esaminare tutte le informazioni acquisite durante le numerose perquisizioni effettuate stamani a carico degli arrestati e di altri indagati.

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