Expo, pg Milano chiede processo a Sala ma solo per falso

Cronaca
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L'accusa di turbativa d'asta, che compariva nell'avviso di chiusura indagini, è stata stralciata in vista dell'archiviazione

La Procura generale di Milano ha chiesto il processo per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex ad di Expo 2015 spa, per l'accusa di falso ideologico e materiale, ma non per quella di turbativa d'asta nell'inchiesta con al centro l'appalto della 'Piastra dei servizi'.
L'accusa di turbativa d'asta, che compariva nell'avviso di chiusura indagini, è stata stralciata in vista dell'archiviazione.

La conclusioni delle indagini

Lo scorso 23 giugno, Sala, indagato in qualità di ex 'numero uno' dell'Esposizione Universale, assieme ad altre persone aveva ricevuto dal sostituto pg di Milano Felice Isnardi l'avviso di conclusione delle indagini con al centro l'appalto della 'Piastra dei Servizi' di Expo, il più importante dal punto di vista economico dell'evento. Oltre all'accusa di falso materiale e ideologico su due atti relativi alla commissione giudicatrice della gara, nell'atto di conclusione indagini gli era stata contestata anche una presunta turbativa d'asta.

L’accusa

Secondo l'accusa, in sostanza, Sala avrebbe turbato la gara per confezionare un bando "su misura" per l'Associazione lombarda florovivaisti, anche su "pressione di esponenti politici della Regione", per la fornitura di alberi e arredi a verde per l'evento. L'ex ad di Expo, come scrisse la Gdf negli atti, nel 2012 "autorizzò in via informale lo stralcio dell'appalto Piastra dalla parte relativa alla fornitura" del 'verde', nonostante "il parere contrario" del Responsabile unico del procedimento, Carlo Chiesa, "del responsabile dell'Ufficio Gare e Contratti di Ilspa" Pierpaolo Perez e "soprattutto del legale di Ilspa", "tutti preoccupati delle possibili conseguenze sulla tenuta e regolarità del bando di gara".

La memoria difensiva

I legali del primo cittadino milanese, però, gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor, lo scorso 25 luglio, hanno depositato una memoria difensiva di oltre 70 pagine nella quale, tra le altre cose, hanno cercato di smontare sotto il profilo tecnico-giuridico l'accusa di turbativa costruita, secondo la difesa, a 'tavolino'. Si trattava, infatti, secondo i difensori, di "una ipotesi" a cui il sostituto pg Felice Isnardi "è approdato sul finire del periodo di indagine, autorizzato dalla proroga disposta dal gip" dopo avere chiesto oralmente alla polizia giudiziaria "di compendiare tutti gli elementi informativi acquisiti al termine delle attività delegate". Elementi che, a dire dei legali, non rivestono "alcun profilo di rilevanza penale".

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