Il 20enne congolese, sospettato di essere a capo del “branco”, è stato indicato da un altro componente del gruppo come il responsabile di un altro tentativo di violenza a Pesaro. È stato anche riconosciuto da una coppia aggredita e derubata ad agosto
Si aggrava il quadro accusatorio nei confronti di Guerlin Butungu, 20enne congolese accusato di essere il capo del “branco” ritenuto responsabile delle violenze sessuali avvenute a Rimini ai danni di una turista polacca e di una transessuale peruviana.
Accusato di un altro episodio di violenza
Il giovane, unico maggiorenne tra i 4 arrestati, sarebbe stato accusato da uno degli altri componenti del gruppo, uno dei due fratelli marocchini, per un altro episodio, un tentativo di violenza nei confronti di una ragazza della loro comitiva, avvenuto fuori da un locale di Pesaro. In quell'occasione gli altri ragazzi sarebbero riusciti a fermarlo.
Riconosciuto da una coppia aggredita
Sul nuovo episodio emerso sono ora in corso accertamenti da parte della procura di Rimini. Butungu sarebbe stato inoltre riconosciuto da una coppia di Legnano, vittima di un altro tentativo di violenza, sempre a Rimini, lo scorso 12 agosto. La ragazza, in quell'occasione, era stata palpeggiata ma era riuscita a salvarsi urlando. Alla coppia era stato rubato anche un telefonino, ritrovato poi nella disponibilità del giovane congolese assieme a quello di un'altra coppia aggredita a Rimini la stessa notte in cui è avvenuto il doppio stupro, mezz’ora prima della violenza sessuale ai danni della ragazza polacca. Elementi che fanno propendere gli inquirenti per un preciso 'modus operandi' del gruppo, tra rapine e violenze.
Butungu cambia versione
Guerlin Butungu due giorni fa ha ritrattato la sua prima versione: ha negato gli stupri accusando invece i 3 minorenni del gruppo. Al momento tutti i presunti responsabili delle violenze si trovano in carcere. È stata convalidata la custodia cautelare sia per Butungu che per i tre minorenni, che negli ultimi giorni si sono accusati a vicenda di essere gli esecutori materiali degli stupri. La Polonia ha chiesto estradizione dei quattro per poterli processare dai propri tribunali.
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