Torna in basilica la reliquia di don Bosco rubata in provincia di Asti

Cronaca
L'urna è stata recuperata lo scorso 15 giugno dai carabinieri (LaPresse)
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In occasione del 202esimo anniversario della nascita del Santo, l'urna contenente una scheggia del cervello del fondatore delle congregazioni dei Salesiani, trafugata lo scorso 2 giugno, è stata riportata nella chiesa di Castelnuovo

Dopo due mesi e mezzo d'assenza la reliquia di San Giovanni Bosco, trafugata lo scorso 2 giugno, è tornata al suo posto nella basilica del paese in provincia di Asti che prende il nome proprio dal santo piemontese: Castelnuovo don Bosco. L'urna, contenente una scheggia del cervello del fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, era stata ritrovata dai carabinieri, una decina di giorni dopo il furto, nella casa di un pregiudicato di Pinerolo (Torino).

La cerimonia

A riportare la reliquia all’interno della basilica sono stati i due carabinieri che hanno partecipato all'operazione di recupero lo scorso 15 giugno. Un ritorno che è stato celebrato in occasione del 202esimo anniversario della nascita del santo alla quale hanno partecipato centinaia di fedeli, tra cui 250 giovani salesiani che hanno concluso il meeting europeo "Salesian Youth Movement Europe". Alla cerimonia ha preso parte anche il generale dei carabinieri Riccardo Amato, comandante interregionale Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta, che ha dichiarato: "Con grande gioia restituiamo la reliquia. Oggi si rinsalda un legame antico e importante con la congregazione salesiana". L'evento, come ha spiegato Don Angel Fernandez Artime, decimo successore di Don Bosco, è stato volutamente pubblico e nel giorno del 'compleanno' del santo per "dire a tutta la congregazione e alla famiglia dei salesiani nel mondo 'grazie' di questo servizio sociale che ha un grandissimo valore".

Reliquia nascosta dentro una teiera

Il ladro, secondo gli inquirenti, aveva agito nella convinzione di poter ricavare denaro rivendendo il prezioso reliquiario. L'uomo, infatti, nutriva la falsa convinzione che l'urna fosse d'oro massiccio. L'ampolla, ritrovata in perfette condizioni, era stata nascosta dal ladro in una teiera in rame dentro un armadio della cucina della sua abitazione in provincia di Torino. Prima del furto, secondo i carabinieri, l'uomo aveva effettuato diversi sopralluoghi per studiare la sorveglianza e preparare il colpo. Ipotesi confermata dal sistema di telecamere di videosorveglianza installate all'interno della basilica che lo hanno ripreso scomparire dietro all'altare, guardandosi ripetutamente attorno. Per la risoluzione del caso sono state decisive le impronte digitali del malvivente, noto alla giustizia per una serie di piccoli precedenti penali. 

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