Dal carcere minorile del Beneventano, i ragazzi chattano con famiglie e amici e potrebbero anche parlare con altri affiliati ai boss. Nascondono telefoni in bagno e sim in bocca e sui social pubblicano post “live da Airola”. La denuncia del Sappe
Nascondevano gli smartphone in bagno e persino le sim del telefono in bocca. Si scattavano foto dalla cella e inviavano messaggi ad amici, parenti, fidanzatine e affiliati. E non solo. I detenuti del carcere minorile di Airola, nel Beneventano, postavano anche su Facebook selfie da dietro le sbarre e dalle loro celle: un filo di comunicazione diretto, senza filtri, con l’esterno, con la famiglia ma anche con quella criminalità che ha portato gli adolescenti a passare le loro giornate in prigione.
Carcere fuori controllo
A denunciare i post “live da Airola” è stato il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria. Quegli scatti sui social, afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe, “rappresentano uno sfregio all’istituzione penitenziaria”. Il carcere, denuncia inoltre il Sappe, “è completamente fuori dal controllo dell'impiegato civile che svolge funzioni di direttore. Com’è possibile che nessuno, ai vertici regionali e nazionali dell'Amministrazione della Giustizia Minorile, abbia ancora ancora preso provvedimenti per avvicendare l'attuale direttore facenti funzioni della struttura, che non ha affatto il controllo della situazione?".
Selfie e pistole
A suscitare particolare effetto, sarebbero stati i commenti alle foto postate dai detenuti tutti minorenni. Tra complimenti e gli apprezzamenti, anche da parte di ragazze, spiccano frasi in dialetto del tipo: "Sei la mia vita", "Amore di mamma, ti amo". Nei post oltre ad emoticon di baci e abbracci spuntano anche pistole puntate contro agenti di polizia.