Il capo della procura di Roma ha dichiarato che, anche se la sentenza di primo grado del processo “Mafia Capitale” ha escluso l’accusa di associazione mafiosa, in città le cosche esistono: “È crimine organizzato, noi andremo avanti”
"È vero, ho perso, ma in città i clan esistono e io non mi rassegnerò mai". Così Giuseppe Pignatone, Procuratore capo di Roma, commenta con il Corriere e Repubblica la sentenza di primo grado del processo “Mafia Capitale” che ha visto il decadimento dell’accusa di associazione mafiosa. Dopo le parole di ieri del presidente del Lazio Nicola Zingaretti e del presidente Pd Matteo Orfini, anche Pignatone sottolinea come nella capitale ci sia una criminalità organizzata e radicata.
“Non mi sento sconfitto”
Pignatone ha detto di essersi preso una notte di riflessione dopo la sentenza di Roma "perché le cose si vedono meglio con la testa fredda", e ha ribadito che secondo lui le cosche pesano sulla vita di Roma, e corruzione, frodi ed evasione, sono l'altra emergenza. "Non mi sento sconfitto. È crimine organizzato, noi andremo avanti - ha detto il Procuratore - Non si può accettare l'idea che a Roma la corruzione sia un fatto normale o addirittura utile". E ha aggiunto che, in ogni caso, "la sentenza ha riconosciuto la sussistenza di gravi fatti di violenza e corruzione in un contesto di criminalità organizzata, e ha inflitto pene altissime".