La 26enne è stata arrestata in Piemonte per terrorismo internazionale: avrebbe stretto presunti legami con le milizie jihadiste. Durante l'interrogatorio, nel carcere di Alessandria, si è avvalsa della facoltà di non rispondere
Il gip di Alessandria ha convalidato il fermo per Lara Bombonati, la ragazza tortonese fermata nei giorni scorsi, su disposizione della procura di Torino, con l'accusa di terrorismo internazionale. La giovane si è avvalsa della facoltà di non rispondere, durante l'incontro con il gip del tribunale di Alessandria, Tiziana Belgrano. La giovane è assistita dall'avvocato Laura Nicoletta Masuelli, del foro di Alessandria. "Non posso dire nulla", le uniche parole del legale d'ufficio. L'udienza si è svolta nel carcere don Soria di Alessandria, dove si trova Lara Bombonati.
È accusata di terrorismo internazionale
Secondo l'accusa Lara Bombonati, 26 anni, avrebbe stretto presunti legami con le milizie jihadiste di Jabhat Fateh Al-Sham per le quali avrebbe fatto da staffetta tra la Turchia e la Siria. Paese dove lo scorso dicembre il marito Francesco Cascio, anche lui convertitosi all'Islam dopo il matrimonio, sarebbe morto per "fare il proprio dovere e andare a sparare". Accusata di terrorismo internazionale, la notte tra il 22 e il 23 giugno la Digos delle Questure di Torino e di Alessandria hanno fermato la giovane su disposizione della Procura della Repubblica di Torino. Voleva tornare in Siria, utilizzando alcuni contatti in Belgio, per dare assistenza logistica, sanitaria e psicologica ai combattenti della jihad. Attività gia' svolte secondo gli investigatori dal 2014, fino a quando nei mesi scorsi le autorità turche l'avevano arrestata al confine con la Siria, perché in possesso di documenti d'identità falsi, e l'aveva espulsa.
Dalla denuncia dei genitori all'arresto
Le autorità italiane seguivano i suoi movimenti, e quelli del marito, sin da quando i familiari ne aveva denunciato la scomparsa, preoccupati per quella che loro stessi avevano descritto come una "progressiva deriva radicale nella professione di fede islamica". A carico di Khadija, il nome islamico di Lara, ci sarebbero le conversazioni sulla chat Skype delle "sorelle musulmane", utenza "jalvk". Nessun metodo convenzionale per comunicare, soltanto piattaforme internet ritenute sicure, come Whatsapp, Facebook e Telegram.
Roberti: "In Italia pochi casi di foreign fighters"
Di Lara Bombonati ha parlato anche il procuratore nazionale Antimafia, nell'intervista rilasciata a Maria Latella per Sky Tg24. Per quanto riguarda la presenza di soggetti pericolosi e foreign fighters, come dimostra l'arresto di Lara Bombonati, Roberti ha sottolineato che "ci sono stati diversi casi, ma sono pochi anche perché i soggetti a rischio radicalizzazione in Italia sono numericamente molto inferiori a quelli che ci sono in altri paesi come ad esempio Germania, Francia, Belgio".