Omicidio Varani, Marco Prato si è suicidato in cella. Aperta indagine

Cronaca

"Sono innocente, non reggo l'assedio mediatico", ha scritto il 31enne in un biglietto. Era detenuto a Velletri, accusato di aver ucciso il giovane durante un festino a base di sesso e droga. Il 21 giugno era prevista l'udienza del processo. Il pm procede per istigazione

Marco Prato si è tolto la vita nella cella del carcere di Velletri, in cui era detenuto. Il 31enne era accusato dell'omicidio di Luca Varani, il ragazzo ucciso nella Capitale nel marzo del 2016, durante un festino a base di droga. Prato, che avrebbe avuto l'udienza del processo il 21 giugno, ha lasciato una lettera per spiegare i motivi del suo gesto che sarebbe da ricondurre alle "menzogne dette" sul suo conto e all'"attenzione mediatica" nei suoi confronti. Il pm ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.

"Non reggo l'assedio mediatico"

"Non ce la faccio a reggere l'assedio mediatico che ruota attorno a questa vicenda. Io sono innocente", ha scritto il 31enne. "Qando lo direte a mio padre - ha aggiunto - fate in modo che ci sia un medico". 

Pm procede per istigazione 

La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo di indagine sul suicidio di Prato, fissando per domani l'autopsia del giovane. Si procede per istigazione al suicidio. Il procedimento è contro ignoti. Non è escluso che l'indagine andrà a verificare se lo stato di detenzione di Prato fosse compatibile con le sue condizioni psicofisiche.

L'ex legale di Foffo: avevamo lanciato l'allarme

Per l'omicidio di Luca Varani è già stato condannato, in abbreviato, a 30 anni, Manuel Foffo che, con Prato, aveva seviziato e ucciso la vittima. Prato, a differenza del coimputato, aveva scelto il rito ordinario. E proprio l'avvocato che ha seguito Foffo durante il processo abbreviato, Michele Andreano, ha voluto sottolineare di aver "lanciato l'allarme mandando fax e presentando istanze" per segnalare "il rischio a cui poteva andare incontro" anche il suo ex cliente che ora è detenuto a Rebibbia. Per Andreano, che non rappresenta più Foffo, il suicidio di Prato "riapre la questione del controllo che alcuni detenuti necessitano all'interno delle carceri". 

L'avvocato della famiglia Varani: Prato mai pentito

Interviene anche Alessandro Cassiani, avvocato della famiglia della vittima: "La morte di Marco Prato è una tragedia nella tragedia del povero Luca Varani e dei suoi genitori. Non penso che Prato si sia tolto la vita per rimorso e pentimento: né lui né Manuel Foffo si sono comportati bene con i genitori di Luca", ha commentato.

La dinamica 

Luca Varani è stato ucciso durante una festa a base di droga in un appartamento nella periferia romana, il 4 marzo 2016, dopo essere stato torturato per ore. La vittima aveva 23 anni e per la sua morte sono stati fermati due studenti universitari, Manuel Foffo e Marco Prato. Alla chiusura dell’inchiesta, i pm hanno contestato ai due uomini le aggravanti della crudeltà e dei motivi abbietti e futili. Nel provvedimento, il pm Francesco Scavo ha ricostruito così la vicenda: "Dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti nei giorni antecedenti l'evento e dopo essere usciti di casa nella mattinata del 4 marzo ed aver 'girato' in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere, o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita, facevano rientro nell'appartamento di Foffo in via Igino Giordani". Una volta tornati a casa, i due avrebbero contattato Varani invitandolo a raggiungerli e, una volta che il ragazzo si era ritrovato nell’appartamento, erano iniziate le torture (LE ORE PRECEDENTI AL DELITTO).

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