Delitto Caccia, chiesto l'ergastolo per Rocco Schirripa
CronacaSecondo l'accusa l'omicidio del magistrato fu una prova di coraggio data a Domenico Belfiore, esponente di spicco della 'ndrangheta già condannato in via definitiva all'ergastolo come mandante
A uccidere il procuratore di Torino Bruno Caccia, la sera del 26 giugno 1983 con 14 colpi di pistola, fu "oltre ogni ragionevole dubbio" Rocco Schirripa. Per questo nei confronti del panettiere di origine calabrese è stata chiesta la condanna all'ergastolo.
"Prova di coraggio" alla 'ndrangheta
Schirripa, in carcere dal 2015, è imputato davanti alla Corte d'Assise di Milano con l'accusa di essere l'esecutore materiale dell'omicidio del magistrato. La richiesta del carcere a vita è stata formulata dal pm della Dda Marcello Tatangelo secondo il quale uccidere Caccia a colpi di pistola fu una "prova di coraggio" data a Domenico Belfiore, capo dell'omonimo clan della 'ndrangheta già condannato in via definitiva all'ergastolo come mandante dell'omicidio.
Caccia assassinato per "estremo rigore"
Secondo il pm Caccia fu assassinato per "il suo estremo rigore" in quanto si stava interessando alle "attività finanziarie" del clan calabrese impedendo all'organizzazione di fare affari nonostante la compiacenza di altri magistrati legati alle cosche. "In un dialogo con un altro esponente del clan - ha spiegato il pm - Belfiore disse che 'con Caccia come procuratore, pur avendo amici in magistratura, per noi non c'è niente da fare'".
L'errore procedurale che poteva rimetterlo in libertà
Arrestato nel 2015, Schirripa ha alle spalle un primo processo azzerato per un vizio formale: alcuni mesi fa aveva ottenuto un'ordinanza di scarcerazione, poi bloccata dal gip. All'inizio della lunga requisitoria, durata tre udienze, il pm ha affermato: "Il percorso di questo processo è stato complesso, ma siamo caduti e ci siamo rialzati" e ora a disposizione della Corte c'è "una pluralità di elementi di prova che vanno valutati in modo congiunto".
L'altro presunto esecutore del delitto
Oltre a Schirripa ci sarebbe un altro esecutore materiale dell'omicidio: si tratta di Francesco D'Onofrio, ex militante di Prima Linea, ritenuto vicino alla 'ndrangheta e chiamato in causa dal pentito Domenico Agresta. Da qualche mese è indagato a piede libero. Chiamato a testimoniare nei giorni scorsi, si è avvalso della facoltà di non rispondere.