Franco Minutiello ha perso l’impiego a due anni dalla pensione. Ora aspetta di essere ricevuto dal ministro Costa, per discutere di possibili modifiche della legge per tutelare i lavoratori colpiti da patologie invalidanti
Franco e Giulio sarebbero dovuti essere a Roma oggi. Speravano di incontrare il ministro agli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, proprio nella giornata mondiale del Parkinson, che quest’anno coincide col bicentenario della scoperta della malattia. Sarebbe stata un'ottima occasione per chiedere alla politica di modificare l'attuale legge sul lavoro, che non tutela i lavoratori che vengono colpiti da patologie così invalidanti. La telefonata di convocazione dal Ministero però non è arrivata. Non ancora.
La Teknoservice tace
Franco Minutiello ha 59 anni e ha perso il suo lavoro a circa 24 mesi dalla pensione. È stato licenziato. Ora che ha il Parkinson, la ditta per la quale lavorava come netturbino, la Teknoservice di Castellamonte, nel Canavese, gli ha fatto sapere che non ci sono altri ruoli disponibili nello stabilimento. L'avvocato Silvia Ingegneri di Torino ha già annunciato che farà ricorso al Tribunale di Ivrea per reintegrare al suo posto Franco. La ditta, intanto, ancora oggi tace.
Franco non è sposato, non ha figli e ora che non ha più il lavoro, si sente abbandonato e sperduto, proprio come quando nel 2014 gli diagnosticarono il Parkinson. "L'unico modo per aiutare oggi Franco è quello di far sentire la nostra voce e non rassegnarci al silenzio. È per questo che l'abbiamo lanciato una campagna di solidarietà sotto l'hashtag #noisiamofranco” dice a Sky TG24 Guido Maldacea.
Perché anche Giulio è Franco.
#noisiamofranco
Ha 45 anni e quando ne aveva solo 36 gli è stato diagnosticato il Parkinson. Gli è stata riconosciuta un'invalidità del 100% e da subito sono iniziate le complicazioni: il ritiro della patente, i farmaci spesso irreperibili, l'impossibilità di lavorare. Ora vive con un assegno di invalidità di 800€ al mese, che devono bastare a coprire tutte le spese: l'affitto, le bollette, l'assistenza quotidiana, le terapie riabilitative e complementari che il Servizio Sanitario Nazionale non riconosce. Ed è partendo dalla sua personale esperienza che ha fondato l’associazione We Are Parky, che non ha come obiettivo la raccolta fondi, bensì “lavorare sul qui e ora. Oggi – continua - a qualcuno verrà diagnosticato il Parkinson, magari in esordio giovanile, andrà in panico, lui ed i suoi famigliari. Noi vogliamo offrirgli soluzioni pratiche, immediate, gratuite, facilmente disponibili".
Corridoi burocratici agevolati
Solo in Italia si stimano 250mila persone affette da Parkinson, di queste, un paziente su 4 ad esordio giovanile, al di sotto dei 50 anni. Sono persone che vivono un forte disagio e che, allo stesso tempo, vogliono e dovrebbero avere il diritto di continuare a vivere la propria vita sociale e lavorativa compatibilmente con la patologia stessa. "Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, peggiora col tempo, la tua condizione si aggrava col passare dei giorni. Ma quando ti viene diagnosticata, la burocrazia ti tratta come se fossi già all'ultimo stadio: ti toglie il lavoro, ti toglie la dignità. Lei - chiede Giulio Maldacea - ha mai visto un malato di Parkinson impiegato alle Poste o in un supermercato, ad esempio? La risposta è no".
L’obiettivo oggi, per aiutare Franco Minutiello e fare in modo che ciò che è successo a lui non capiti ad altri, è correggere ed implementare la normativa che regola le agevolazioni nel mondo del lavoro per i lavoratori con disagi di salute. "Corridoi burocratici agevolati. È questo che chiede Franco ed è questo che chiediamo noi”, ripete Maldacea.