Save the children: in Italia un bambino su tre è a rischio povertà

Cronaca
Bambini che giocano a calcio in strada (Getty Images)
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Dal settimo Atlante dell'infanzia emerge una situazione difficile per tanti minori che vivono in case fredde e poco salubri e che sono costretti a lasciare presto la scuola. VIDEO

In Italia la povertà è una realtà con la quale un bambino su tre rischia di dover fare i conti. In molti, infatti, vivono in case fredde, abbandonano precocemente la scuola e non ricevono almeno un pasto proteico al giorno (un bambino su 20, tra gli 1 e i 15 anni). È quanto emerge dai dati diffusi da Save the children nel settimo Atlante dell'infanzia a rischio intitolato "Bambini, Supereroi" e pubblicato per la prima volta da Treccani. Le 48 mappe che fanno parte della ricerca fotografano un paese dove, secondo l’Istat, oggi più di 1,1 milioni di minori vivono in povertà assoluta, una condizione che tra il 2005 e il 2015 ha visto triplicare la sua incidenza sulle famiglie con almeno un minore, passando dal 2,8 al 9,3 per cento.

 

Le difficoltà cominciano in casa – In particolare, nel 2015, l’area delle povertà relativa si è estesa ulteriormente fino a comprendere 1.1 milioni di famiglie e 2.1 milioni di bambini, 800 mila dei quali sotto i 6 anni. Queste condizioni di difficoltà si manifestano in primo luogo nelle abitazioni dove vivono. I ragazzi di quattro famiglie povere su 10 soffrono il freddo d'inverno perché i genitori non possono permettersi di accendere i riscaldamenti e più di un minore su quattro abita in appartamenti umidi, con soffitti che gocciolano e con tracce di muffa alle pareti. Tra le case abitate da famiglie in difficoltà una su 10 non è illuminata in maniera adeguata. Inoltre, da una delle mappe dell'Atlante elaborata dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), emerge che 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica.

 

Non giocano e non vanno a scuola – Tra i bambini e i ragazzi fino ai 15 anni, uno su 20 non possiede giochi mentre oltre il 13 per cento non può permettersi di praticare regolarmente sport o frequentare corsi extrascolastici e quasi uno su 3 non trascorre vacanze lontano da casa. Se lo svago per tanti di loro è considerato praticamente un “optional” la scuola non va meglio. Nel nostro Paese, il 14,7 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media. In Sicilia addirittura il 24,3 per cento, praticamente uno su quattro. Un dato che ci pone molto al di sotto della media europea, che si attesta all’11 per cento, con risultati piuttosto preoccupanti: un alunno di 15 anni su quattro non raggiunge le competenze minime in matematica e uno su cinque in lettura.

 

Investimenti pochi e inefficaci – Secondo gli ultimi dati Eurostat (2013) citati nel rapporto di Save The Children, il nostro Paese riserva alla spesa sociale destinata a infanzia e famiglie una quota pari alla metà della media europea, 4,1 per cento contro 8,5. Anche nello specifico facciamo poco rispetto ai nostri vicini di casa disponendo lo 0,7 per cento per i fondi destinati a superare l'esclusione sociale a fronte dell’1,9 per cento della media europea. Inoltre questi interventi, nel 2014, sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori solo del 10 per cento contro una media Ue del 15,7 per cento.

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