Roma, tangenti su 33 appalti: arrestati 7 funzionari

Cronaca

I dirigenti avrebbero intascato mazzette per 650mila euro per chiudere un occhio sulla manutenzione del manto stradale e sulla pulizia dei tombini. A metà ottobre nella stessa indagine erano finiti in manette due imprenditori

Mazzette per chiudere un occhio sulla regolare esecuzione dei lavori di manutenzione di strade e infrastrutture: 33 le gare d'appalto finite nel mirino della procura di Roma e dei Carabinieri del Noe, che hanno arrestato 7 funzionari pubblici. Sedici milioni il valore degli appalti, sui quali sarebbero stati pagati in due anni 650 mila euro di tangenti.
Gli arresti - eseguiti all'alba, insieme ad una serie di perquisizioni, dai carabinieri del Comando per la Tutela dell'Ambiente in collaborazione con quelli del Comando provinciale di Roma - riguardano funzionari di diversi Municipi del Comune di Roma, del Dipartimento 'Simu' (Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) di Roma Capitale e dell'Ospedale San Giovanni Addolorata.

Il primo filone dell'indagine -
L'indagine è la prosecuzione di quella che il 14 ottobre scorso portò all'arresto degli imprenditori Luigi Martella ed Alessio Ferrari, insieme al funzionario del 'Simu' Ercole Lalli, accusato di aver ricevuto 2.000 euro in contanti in cambio di informazioni riservate sulle gare d'appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità di Roma. Grazie all'analisi incrociata - tuttora in corso - di una serie di intercettazioni e della documentazione sequestrata, tra cui la "contabilità occulta" delle società del "Gruppo Martella", ma anche in seguito alla confessione dei due imprenditori arrestati, gli investigatori ritengono di aver individuato "ulteriori episodi di corruzione" sempre a carico di funzionari-direttori dei lavori, in relazione a specifici appalti.

Tra gli appalti "truccati", la pulizia dei tombini e il manto stradale -
In particolare, sottolineano i carabinieri, "le dazioni di denaro erano finalizzate ad ottenere agevolazioni da parte dei funzionari sulle modalità di esecuzione dei lavori, consentendo agli imprenditori di eseguire le opere in modo difforme rispetto a quanto previsto". "Emblematico" viene definito il caso della pulizia dei chiusini stradali, che veniva effettuato su un numero inferiore rispetto a quello dichiarato nella documentazione ufficiale, oppure il caso del rifacimento del manto stradale, effettuato risparmiando sullo spessore dell'asfalto.
Gli accordi presi tra gli imprenditori ed i funzionari incaricati di sorvegliare il corretto andamento dei lavori comportavano, secondo l'accusa, il versamento di somme di denaro variabili da poche migliaia di euro fino ad oltre 100mila euro, nell'ordine del 3-4% del valore dell'appalto. "La sistematica reiterazione della condotta corruttiva - affermano gli investigatori - ha permesso di evidenziare almeno 33 gare d'appalto per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro e per le quali sarebbero stati versati solo negli ultimi due anni, complessivamente 650 mila euro di tangenti".

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