Per i giudici della Corte Costituzionale il divieto decade nei casi in cui la tecnica di procreazione sia esclusivamente finalizzata ad evitare la trasmissione al feto di gravi malattie. Resta vietata la soppressione
Non è reato la selezione degli embrioni nei casi in cui sia esclusivamente finalizzata ad evitare l'impianto di quelli affetti da gravi malattie trasmissibili. A stabilirlo è una nuova sentenza della Corte Costituzionale, che ha allo stesso tempo giudicato "non fondata" la questione relativa alla soppressione degli embrioni che resta dunque vietata, anche se riferita a quegli embrioni che, a seguito di diagnosi preimpianto, risultino affetti da una grave malattia genetica.
Una sentenza che ha subito acceso la polemica, con alcune forze politiche come Ap che parlano di "apertura eugenetica" e organizzazioni come l'Associazione Coscioni che invece plaudono alla decisione della Consulta.
La questione di costituzionalità era stata sollevata dal Tribunale di Napoli nell'ambito di un procedimento penale contro alcuni medici rinviati a giudizio con l'accusa di realizzare produzione di embrioni con fini diversi da quelli previsti dalla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (pma), effettuando selezione eugenetica e soppressione di embrioni malati.