Il giovane marocchino era stato arrestato lo scorso maggio su richiesta delle autorità tunisine. Per la procura di Milano non ci sarebbero elementi a suo carico. Alla base del fermo un equivoco su una scheda telefonica
No all'estradizione in Tunisia e immediata scarcerazione per Abdel Mayid Touil, il giovane marocchino arrestato lo scorso maggio su richiesta delle autorità tunisine per l'attentato al Museo del Bardo. E' questa la decisione della V Corte d'Appello di Milano. La procura del capoluogo lombardo ha inoltre deciso l'archiviazione dell'inchiesta che riguardava Touil. La richiesta risaliva a qualche giorno fa, ma i pm hanno preferito attendere la decisione della Corte d'Appello di Milano sull'estradizione prima di renderla nota.
A carico di Touil non sono emersi elementi - Fonti giudiziarie spiegano che la procura ha deciso di non chiedere né un provvedimento di fermo né uno di custodia cautelare, dopo la scarcerazione, perché non sono emersi elementi rilevanti a carico di Touil. In particolare, è stato accertato dalla procura che il ragazzo dal 17 febbraio 2015, giorno in cui è arrivato in Italia, non si è mai mosso dal nostro Paese, neppure nei giorni immediatamente precedenti e successivi all'attentato al Museo Bardo. Quindi non è stato ritenuto attendibile il riconoscimento fotografico effettuato in Tunisia da parte di una persona che lo aveva identificato come uno degli attentatori.
Per procura di Milano, alla base della richiesta tunisina c'è un equivoco - La procura di Milano è convinta che alla base delle accuse formulate dalle autorità tunisine a carico di Abdelmajid Touil ci sia un equivoco relativo a una scheda telefonica da lui acquistata. Le indagini, viene spiegato in ambienti giudiziari, hanno evidenziato contatti telefonici da questa scheda sim con alcuni esponenti del clan terrorista autore della strage. Questi contatti sono avvenuti quando ancora la scheda era nella mani del ragazzo marocchino ma gli interlocutori sarebbero stati da lui chiamati nella veste di scafisti e non di estremisti islamici.
Estradizione negata anche per il rischio della pena di morte - Per quanto riguarda invece la richiesta di estradizione, i giudici della Corte d'Appello nella loro decisione, si legge in una nota, hanno anche preso in considerazione che "i fatti più gravi contestati all'estradando sono puniti dal codice penale tunisino con la pena di morte. La pena capitale è ostativa all'estradizione, non essendo ammessa nell'ordinamento italiano". D'altra parte, prosegue la nota, la convenzione bilaterale di estradizione Italia-Tunisia non prevede alcun meccanismo di conversione della pena di morte in altra sanzione detentiva. Né l'autorità tunisina ha fornito alcuna assicurazione sulla non esecuzione della pena capitale". "Al diniego di estradizione - conclude Canzio nel comunicato - consegue automaticamente la revoca delle misure cautelari e la scarcerazione dell'estradando".